mercoledì 31 dicembre 2008

Tempismo perfetto

Sembra quasi che i provvedimenti vengano presi negli ultimi periodi solo per creare isteria e ulteriore tensione e confusione. L'annuncio dell'aumento dell'iva sulle pay tv ha creato una valanga di polemiche e indignazioni inducendoci a considerarlo come l'ennesimo sgambetto fatto alla concorrenza ragionando in maniera prevenuta e affrettata scartando l'idea che ci si trovi di fronte a qualcosa di più sofisticato. Spesso si può partire dagli effetti per stabilirne le cause. L'adeguamento dell'iva al 20% per le tv satellitari effettivamente colpisce esclusivamente sky ma in un momento in cui chi ha stipulato un abbonamento solo per vedere il calcio difficilmente lo rescinderà a metà campionato ed il resto che magari ci ha pensato a quanto pare troverà difficoltà nel farlo in tempi brevi visto che in molti casi bisogna attendere la scadenza annuale del contratto. Nel caso in cui sia stata prevista una bassa se non inesistente crescita degli introiti per il 2009 allora paradossalmente questo provvedimento potrebbe addirittura diventare uno spot per la famosa tv satellitare che pur scaricando i costi sull'utente finale ne uscirebbe con una reputazione del tutto rivalutata senza per altro rimetterci nulla se come spesso accade ci si abituerà all'aumento di qualche euro in bolletta rimanendo interdetti tra il risentimento e la rassegnazione.
Certo tutto lascia spazio ad interpretazioni diverse ma spesso bisogna focalizzare l'attenzione su quello che realmente accadrà per scoprire se potrebbe esserci un'eventuale premeditazione.
Probabilmente la situazione finanziaria di sky cambierà di poco e forse in meglio mentre il governo vedrà aumentare le risorse a propria disposizione. Questo provvedimento rappresenta infatti anche la risposta a quanti in campagna elettorale domandavano :"ma dove troverà i soldi per fare tutto questo?" Bastava guardarsi allo specchio !
Bisogna considerare quello che è stato deciso riguardo all' iva sulle pay tv alla luce della caratteristica principale e comune a tutti gli imprenditori e cioè quella di prevedere il mercato e quindi quello che fa e pensa la gente che agisce secondo le proprie emozioni.
Governare le emozioni della gente significa controllarne le azioni.
Ricordando che la passione, la felicità, l'entusiasmo, la gioia, l'amore, la libertà, la ragione .....la vita non li regala la befana nelle vostre calze di Natale ma sono gia vostri e sono diritti inviolabili dell'uomo, auguro a tutti coloro che ogni tanto danno una sbirciatina al mio blog un Buon Anno e mi scuso se l'aggiornamento dei post è andato un po' a rilento ultimamente ma ho avuto qualche problemino. Per il nuovo anno mi auguro di scrivere di più.

venerdì 12 dicembre 2008

La storia infinita

Ai comuni mortali la tv ne ha iniziato a parlare solo dopo le vacanze estive quando gia da luglio era iniziata quella che si è andata delineando come la storia infinita e cioè quella dell'elezione del presidente della commissione di vigilanza RAI della quale qui trovate un piccolo riassunto. Il prolungarsi della diatriba assume le sembianze di una scomoda contraddizione per chi vuole convincerci che l'influenza e il potere dei media sulla gente siano aspetti del tutto marginali. Mentre si manteneva in sospeso la candidatura di Orlando facendo mancare il numero legale per l'elezione si aspettava d'altro canto, per la sostituzione del giudice della corte costituzionale, l'avvento di un nome conosciuto, quello di Gaetano Pecorella. Situazione questa che non verificatasi è stata utilizzata per rivendicare una maggiore voce nel capitolo vigilanza Rai. Intanto la vecchia regola di prender tempo sperando che il vento cambi sembra aver funzionato tanto da arrivare ad una situazione attuale ambigua e non rispettosa delle consuetudini che fino ad oggi hanno orientato la direzione della commissione di vigilanza Rai. Attualmente infatti il presidente Riccardo Villari eletto inusualmente con i voti della maggioranza dopo aver accennato alle dimissioni sembra voler portare avanti l'incarico istituzionale nonostante la disapprovazione dell'opposizione e di Veltroni che lo espelle dal PD. La candidatura di Sergio Zavoli proposto come alternativa d'intesa col Pdl sembra non arrivare a Villari che dopo aver convocato i senatori del partito sorprende tutti ritirando il ricorso da lui presentato alla sentenza di esclusione decisa dal direttivo. Le sollecitazioni alle dimissioni arrivano anche dal presidente della camera Fini e dal pdl ma il neo presidente continua nell'espletamento delle sue funzioni eleggendo vicepresidenti e segretari fino ad essere riconosciuto e chiamato in causa da Gasparri per i presunti abusi nella trasmissione "che tempo che fa". In merito a questo qui e qui trovate gli ultimi sviluppi e qui la risposta di Fabio Fazio. Certo è strano che la stessa coalizione che ha votato Villari in seguito chieda le sue dimmissioni e poi ancora lo chiami in causa leggittimando la sua figura. Tutto questo è avvenuto e avviene nel momento in cui nel nostro paese ci sarebbero altri problemi ben più gravi che meriterebbero la priorità. Uno scenario ancora una volta incomprensibile che però mostra una sostanziale incongruenza tra gli intenti e le azioni tra quello che si dice e quello che si fa dando sfogo alla prevaricazione quando ci sarebbero da stabilire cariche che ricordiamolo siano in grado di garantire la dirigenza di un'azienda pubblica e dei suoi servizi rispetto ai cittadini tutti e non rispetto a questo o quel partito. La situazione quindi rimane sospesa e molto ambigua considerando anche il fatto che Villari secondo il regolamento del senato Sarà iscritto d'ufficio al gruppo misto mentre UDC e PD annunciano la proposta di non prendere parte ai lavori della commisione. Un articolo sulla notizia lo trovate qui.
Forse ancora una volta subiamo la mancanza di una legge sul conflitto di interessi che fa da sfondo a questa interminabile vicenda e che permette che le cose in un modo o nell'altro si mettano sempre a favore della stessa parte. Non ci è dato sapere per adesso se ci siano rapporti tra Villari e il pdl ma se così fosse sarebbe un grave attentato alla democrazia. Una cosa è certa la storia non finisce qui e indispensabile sarà seguire l'evolversi degli eventi per saperne di più.

lunedì 3 novembre 2008

Legge Gelmini la recessione della conoscenza

Benchè i media non diano il giusto risalto all'impetuosa manifestazione di dissenzo alla legge Gelmini, della quale il governo farebbe bene a prendere atto, quella a cui stiamo assistendo è qualcosa di più. E' il rifiuto degli studenti e dei docenti ad una manovra che mette a rischio la loro stessa identità e la possibilità di ampliare la loro e la nostra conoscenza mediante la ricerca. L'ignoranza è la madre della devozione e questo è un governo che a quanto pare ci vuole devoti in modo tale da non farci troppe domande allora si riconosce il diritto di protestare si ma sottovoce, urlare si ma in silenzio. Ma non si può rimanere indifferenti di fronte ad una legge che spacciata come riforma non è altro che una sterile manovra finanziaria che non risolverà affatto i problemi dell'Università e dell'abbandono scolastico nelle scuole medie e inferiori. E' assurdo che in uno stato dove si paga una multa di milioni di euro all'anno per l'abusivismo di rete 4 sancito dalla sentenza della Corte di Giustizia Europea non si trovino i finanziamenti per la scuola pubblica e soprattutto per la ricerca. E' come se per vedere l'emittente abusiva si rinunciasse ad esempio a studiare le potenzialità dei superconduttori. Questa a quanto pare sembra essere una pseudopolitica perseguita da tutti i governi che si sono succeduti in questi anni delineando un cambiamento lento ma inesorabile. Mi riferisco al fatto che ci si nasconde dietro allo spauracchio di un'eccessiva statalizzazione per effettuare un'eccessiva privatizzazione manifestando la volontà di non voler trovare un punto di equilibrio che eviti qualsiasi speculazione. Chi oggi afferma che la legge Gelmini non provocherà un decadimento della scuola pubblica a beneficio di quella privata, lo fa senza il timore di ricevere una smentita perchè gli effetti non sono a breve termine e si vedranno solo tra qualche anno. Grande merito va riconosciuto agli studenti che sono scesi spontaneamente in piazza e che forse si sono accorti che non si potrà avere una società giusta con una legge sbagliata che rischia di aumentare le differenze culturali.
No, non ho evitato di parlare dei fatti di Piazza Navona ma ho voluto metterli in secondo piano perchè anche se gravi non possono sminuire la protesta pacifica montata per giorni da studenti di tutt'Italia. Devo dire che avevo creduto anche io al video montato ad arte dal blocco studentesco che li fa apparire come vittime ma se andiamo a vedere l'efferatezza dei loro pestaggi assai precedenti allo scontro vero e proprio sentiamo crescere tutto lo sdegno per una ricostruzione falsa dei fatti riproposta ufficialmente anche da alcuni esponenti politici e giornalisti. Le immagini ci sono e sono quelle del tg 2 (anche se parzialmente omesse) ma anche qui trovate quello che è successo prima degli scontri e qui un'altra testimonianza più completa.
Ricordo che non sono iscritto a nessun partito e non scrivo a difesa di nessuna forza politica ma quello che mi indigna è il fatto che nessuna forza di polizia sia intervenuta a contrastare episodi gravi e ben isolati e che addirittura in seguito chiami per nome uno di coloro che li ha indiscutibilmente provocati.
I disordini in piazza Navona voluti o quantomeno non evitati rappresentano ancora un volta lo strumento per screditare una protesta leggittima e pacifica evitando allo stesso tempo che si estenda ad altre categorie. Ormai dovremmo essere vaccinati da un certo tipo di informazione tanto che non possiamo che farci due risate nel notare qui come Fede tenta di strumentalizzare i fatti accaduti in piazza Navona.
Davvero esilarante.

martedì 28 ottobre 2008

sabato 18 ottobre 2008

Comunicazione persuasiva

Il prendere coscienza di cosa possa essere diventato oggi il modo di interagire con gli altri non può prescindere dall'esaminare la comunicazione persuasiva che spesso sottovalutata nelle sue reali potenzialità, sfrutta una conoscenza accurata e minuziosa della psiche includendo tecniche sempre più innovative come la programmazione neurolinguistica. Non nascondendo la mia perplessità nello scoprire questo modo di utilizzare la comunicazione mi sono chiesto quali effetti potesse avere su chi non ne fosse a conoscenza, visto che questa nuova pratica non sembra dare troppo valore alla personalità dell'individuo. Siamo convinti di essere liberi nel compiere le nostre scelte ed è vero ma ci sono tuttavia schemi che attualmente il nostro cervello utilizza e che non possiamo fare a meno di prendere in considerazione perchè agiscono al di fuori della nostra diretta volontà e che potrebbero essere sfruttati in un modo eticamente e umanamente scorretto. Nell'uso della linguistica si e notato ad esempio che riconosciamo più velocemente parole utilizzate più frequentemente rispetto a parole meno frequenti e che il loro riconoscimento semantico, il loro significato è in parte affidato al contesto, alla frase in cui sono inserite. Nel dire ad esempio "il cecchino si appostò sul palazzo" la parola cecchino è più facilmente riconoscibile rispetto alla frase "chiamò il cecchino per chiudere la bara" dove la stessa parola viene maggiormente percepita come becchino. Lo stesso schema di riconoscimento vale per una frase inserita in un discorso e così via giungendo alla conclusione che il contesto e la conoscenza sono fondamentali nella percezione di frasi, parole, messaggi e più in generale della realtà. Il nostro cervello agisce secondo schemi forse non ancora del tutto noti ma sicuramente possiamo affermare e forse ce ne siamo resi conto che la realtà che ognuno di noi osserva e percepisce non è tale in senso assoluto ma è metabolizzata e rielaborata da i nostri sensi e dalla parte conscia che decide cosa ricordare in funzione anche delle nostre esperienze e del nostro vissuto fondamentali nella facoltà dell'uomo di "crescere" e non ricadere negli stessi errori. Gli altri segnali che inevitabilmente raggiungono la nostra mente restano nella nostra parte inconscia che ha comunque un ruolo fondamentale nell'orientamento del nostro comportamento e delle nostre sensazioni. Anche se quindi non esisite una realtà assoluta, possiamo definirne una collettiva che tenderà al reale quante più persone saranno messe in grado di condividerla fornendo il loro punto di vista e contribuendo a formare quello che generalmente chiamiamo immaginario collettivo. Proprio sulla capacità della mente umana di elaborare ciò che viene percepito si basa la PNL che nasce in California alla fine degli anni settanta ad opera di un informatico Richard Bandler e un docente di linguistica, John Grinder dell'università di Santa Cruz. I due studiosi pur non essendo terapeuti iniziarono a chiedersi quali fossero i processi mentali che permettevano ad alcune persone di avere successo rispetto ad altre e per dare risposta a questo interrogativo cominciarono ad analizzare il comportamento di famosi industriali e persone di successo dell'epoca. Il risultato fu l'individuazione di una serie di strategie comportamentali e modelli linguistici specifici e riproducibili. Da questo possiamo dedurre il significato dei termini:
PROGRAMMAZIONE in riferimento evidentemente all'attinenza che ha il cervello umano con i moderni calcolatori e cioè l'elaborazione dei dati provenienti dall'esterno.
NEURO perchè nella formazione del nostro comportamento intervengono processi neurologici.
LINGUISTICA e cioè il modo verbale e non verbale di interagire con il mondo esterno.
Al di là del significato individuale dei termini il senso che danno leggendoli insieme e quello di una riproduzione di un modello di comportamento "efficace" prestabilito e cioè come se conoscendo gli schemi che intervengono nella percezione della realtà si interpretasse un modo di fare e di comunicare che modelliamo in base alla conoscenza graduale del nostro interlocutore col solo scopo di raggiungere il nostro obbiettivo. Nonostante gli elogi che arrivano continuamente in merito a questa pratica che promette di migliorare i rapporti anche nell'ambito familiare e affettivo trovo strano che si sia diffusa per lo più in ambienti manageriali e venga frequentemente usata nelle tecniche di vendita sostituendo alla parole terapeuta e paziente le parole venditore e cliente diffondendo una vera e propria cultura della persuasione. Forse i due ricercatori ne prospettavano un uso del tutto terapeutico ma possiamo dire la stessa cosa se viene utilizzata da chiunque all'interno della comunicazione persuasiva ?
Che cosa succede se uno strumento del genere cade nelle mani sbagliate ?
Lo stesso concetto del persuadere sottintende un "persuaso" e quindi quale effetto può provocare la diffusione di questo modo di usare la comunicazione ai fini dei rapporti sociali ?
Chi utilizza la comunicazione persusiva parte dal presupposto che il proprio intento abbia la priorità su quello dell'interlocutore e utilizza la conoscenza degli schemi neurolinguistici per raggiungerlo immaginando il dialogo come un'atto teatrale del quale lui è spettatore e attore allo stesso tempo. Il rischio è quello di snaturarsi fino a dimenticare i propri limiti e la spontaneità della propria personalità. La pnl ridefinisce il rapporto umano diversamente da come tradizionalmente lo intendiamo rivalutando il potenziale della menzogna e usando tecniche ingannevoli e subliminali perchè manipolano quei processi neurologici che agiscono indipendentemente dalla nostra volontà. La gestione degli spazi e dei movimenti, lo sguardo, il tono di voce, la comunicazione verbale e non verbale, tutto questo viene ossessivamente calibrato per ottenere la persuasione. Ci vorrebbero decine di articoli per descrivere approfonditamente queste tecniche ma qui ne trovate una piccola parte.  Importante è anche un principio della percezione umana, il principio del contrasto. Questo principio influisce sulla differenza che avvertiamo fra due cose presentate in successione.


Semplicemente si può dire che, se il secondo stimolo differisce abbastanza dal primo, noi tendiamo a vederlo più diverso ancora di quanto non sia in realtà. Così, se solleviamo prima un oggetto leggero e poi uno pesante, questo ci sembrerà più pesante di quanto ci sembrerebbe se l’avessimo sollevato per primo.
Qualsiasi tecnica che manovri questo principio a proprio vantaggio non è affatto da sottovalutare perché potrebbe essere usata per farvi credere o accettare qualsiasi cosa. Persino un torto se raccontato dopo uno più grande sembrerebbe più tollerabile.
Sostanzialmente l'ipnotista UOMO O DONNA che sia instaura un rapporto umano fasullo o quantomeno fine a se stesso e all'obbiettivo che si prefige di raggiungere. Non dimentichiamo inoltre che un accanimento di tale pratica da parte anche di più soggetti può degenerare in un comportamento ossesivo ai limiti della legalità e della libertà individuale varcando quei confini che separano la persuasione dalla circonvenzione d'incapace punita dalla legge.
Forse il vero potere di una comunicazione persuasiva sta proprio nel fatto che ne abbiamo sempre ignorato l'esistenza.

giovedì 9 ottobre 2008

Sfrontatezza

E' incredibile la sfrontatezza che si incontra quando si tenta di capire certi "modus operandi". Trasmettere questo documento proprio da uno dei canali di chi viene messo allo scoperto può avere il solo scopo di ribadirne la supremazia cercando di indurre uno stato di frustrazione. Agli sprovveduti invece che non sapessero chi è il proprietario di sky arriva un messaggio del tutto diverso. In ogni caso molto interessante e da vedere, un vaccino in più contro il veleno che offusca il libero pensiero.

venerdì 3 ottobre 2008

Comunicazione e subliminale

La parola Subliminale si è fatta conoscere ed ha iniziato a prendere forma quando nel 1957 James Vicary ebbe l'idea di proiettare, in un cinematografo del New Jersey, all'interno di un film, per sei settimane a un terzo di millisecondo un preciso messaggio pubblicitario "mangia pop corn" e "bevi coca cola" ogni cinque secondi asserendo in seguito di aver incrementato le vendite rispettivamente del 18% e del 58%. Lo studioso fornì pochissimi particolari dell'esperimento che suscitò gran clamore e interesse tanto che venne duplicato dall’Ente Radiotelevisivo Canadese senza a quanto pare produrre gli stessi risultati. Dopo un iniziale entusiasmo Vicary sembra ritrattare quando in una intervista nel 1962 asserisce di non aver previsto il grande interesse per la sua tecnica e che all'epoca in cui scoppiò il fenomeno non era stata da lui sviluppata alcuna ricerca, solo quanto bastava per l’ottenimento di un brevetto.Che funzioni o meno questa tecnica venne denunciata dalla Federal Communication Commission come ingannevole al di là della loro reale efficacia e bandita in Belgio e in Gran Bretagna.
http://leggende.clab.it/subliminal.htm
Oggi in Italia è VIETATA dal Regolamento in materia di pubblicità radiotelevisiva dell'AGCOM SEZ.2 ART.3 Comma 7
In effetti gli studi sul subliminale sono stati poco approfonditi o diversamente se portati avanti non sono stati resi pubblici. Tuttavia è noto che il termine deriva da “sub limen”, termine latino che letteralmente vuol dire sotto la soglia e che Indica uno stimolo destinato ad imprimersi nella psiche del destinatario proprio al di sotto della sua sensibilità percettiva. Tecnicamente si intende quel limite designato dalla più bassa intensità avvertita dal soggetto il 50% delle volte in cui lo stimolo è somministrato.
http://www.unikore.it/index.php?option=com_content&task=view&id=3282&Itemid=999
In base a questa definizione c'è da fare però una osservazione e cioè allo stato vigile il limite tra coscienza e incoscienza di un'individuo non è netto ma passa per uno stato di semicoscienza di un segnale e quindi i messaggi potrebbero variare di entità all'interno di questo range. Questo è grosso modo quello che sappiamo in merito e volendo approfondire c'è molto materiale in internet a riguardo ma sarebbe più utile e interessante capire se e come si è evoluto questo modo di intendere e sfruttare la comunicazione oggi. Fondamentali sono le tre componenti emittente ricevente e mezzo. Come mezzo possiamo intendere tutto quello che i nostri sensi riescono a percepire e le forze fisiche che intervengono nel realizzarlo. Lo schermo televisivo ad esempio per sua natura sfrutta la vista e l'udito ma forse in parte anche il "gusto". Ancora più importanti però sono il tipo di esperienza e di cultura dei soggetti interessati nella comunicazione e la quantità e la posizione nel tempo delle informazioni. Tutto può essere usato per comunicare se il ricevente è in grado fisicamente di percepirlo. Si possono usare colori, oggetti, titoli, canzoni, film tutto dipende esclusivamente dalla loro collocazione nello spazio e nel tempo. Quando si parla di messaggi subliminali si pensa solo a frame come quello di Vicary legata alla promozione di un prodotto. Ma, esistono altri modi di giocare con la coscienza sponsorizzando non solo prodotti ma persone o personaggi, ideologie e persino stati d'animo?
Se viene dimostrato che l'esperimento di Vikary inganna la coscienza e qui trovate qualcosa di più attuale a riguardo allora bisogna prendere in considerazione il fatto che possano esistere altre tecniche per farlo. Una di queste è la trasmissione di un segnale debole ma costante che passa sotto la coscienza e che lo vogliamo o no è destinato a rimanere nella nostra mente. Un segnale trasmesso costantemente penetra nel nostro vissuto fino a riemergere nella nostra coscienza. Saremo in seguito coscienti di quella informazione ma non ricorderemo come l'abbiamo ricevuta perchè l'assimilazione è avvenuta a livello inconscio ma tuttavia sarà per noi vera o quasi. Il messaggio subliminale può rappresentare l'innesco della comunicazione subliminale che è
" la trasmissione di un'informazione da parte di un emittente verso un ricevente attraverso un canale che veicola, in maniera impercettibile ai nostri sensi, i contenuti dell'informazione. L'obiettivo finale della comunicazione dell'emittente è quello di modificare il comportamento umano del ricevente il quale, a sua volta, se l'atto comunicativo ha avuto successo, restituisce un feed-back positivo in termini di modifiche comportamentali"
http://cs-comunicatistampa.blogspot.com/2007/06/comunicazione-subliminale-tra-mito-e.html
Sono ormai famosi i vari messaggi subliminali a sfondo sessuale e satanico di cui si parla tanto e che possono provocare effetti e reazioni diverse a seconda del contesto storico e dell'esperienza del ricevente a cui si rivolgono. Se per assurdo quindi volessi utilizzare tale tecnica per influenzare un ampio gruppo di persone sarebbe più facile con un pubblico diviso per gusti e preferenze. Principio sul quale si fonda anche la pubblicità personalizzata. Per nostra cultura siamo giustamente abituati a pensare alla comunicazione come ad uno scambio equo di sapere ma funzioni o meno il subliminale sovverte totalmente questo pensiero stimolando la ricerca di nuove tecniche dirette in questo nuovo senso. In effetti non bisogna essere scienziati per capire che anche una conversazione appositamente studiata per indurre un determinato stato emotivo o comportamento è ingannevole se ne viene occultata la premeditazione all'ascoltatore producendo gli stessi effetti del messaggio subliminale. Anche la ripetizione esasperata più o meno subliminale di un determinato segnale (nome, simbolo, situazione , valore, opinione, parere) ricevuto numerose volte in più giorni non lascia poi tanto spazio all'obbiettività e alla creatività specialmente se la fonte è autorevole. Nella peggiore delle ipotesi si potrebbero usare anche messaggi in codice ulteriormente occultati dalla fiducia nel mezzo come è accaduto in questo caso. Ci sarebbe da chiedersi dove hanno preso l'idea.
Dando un'occhiata alla tv tradizionale da un punto di vista più ampio si notano alcuni temi e segnali ricorrenti da anni. Ad esempio il tema della gara o della sfida che troviamo persino in varietà di prima serata dove le esibizioni sono sempre più legate agli interessi di una squadra nella rincorsa di un obbiettivo mantenendo la trasmissione su un livello agonistico che stimola la competitività. Attenzione non sto parlando di una partita tra scapoli e ammogliati ma di un modo di strutturare programmi che vengono trasmessi per diverse ore alla settimana per mesi e spesso ad un'ampia fascia di pubblico su varie emittenti ed un segnale di questa portata rischia di promuovere eccessivamente l'arrivismo e il successo a discapito di un valore altrettanto fondamentale, l'altruismo soprattutto se di fatto il cotenuto non rispecchia minimamente il significato letterale del titolo del programma. Anche alcuni simboli e lettere sembrano ripetersi troppo eccessivamente talvolta forse in modo subliminale e in effetti i due oggetti sullo sfondo che fanno da scenografia alprogramma "Veline" andato in onda questa estate (e anche quella scorsa )ricordano vagamente delle fiamme stilizzate i cui profili per la loro particolare inclinazione in qualsiasi modo le si inquadri formano diverse "M" la stessa lettera che sembra evocare la scenografia del nuovo studio di "chi l'ha visto" dove le linee grigie e i pilastri rossi danno appena quella sensazione. Strana inoltre questa ostinazione nel dare tanto risalto alle bionde che sono in forte minoranza nel nostro paese tanto che nella selezione delle veline talvolta si è stentato a trovarne. La stessa vincitrice in effetti sembrerebbe tinta o non propriamente bionda. Non è la prima voltà che ci si imbatte in questa ostinazione se consideriamo ad esempio la messa in onda tempo fa di un format prettamente nordico "batti le bionde" che difficilmente avrebbe potuto avere successo in Italia.
Nel notare questi particolari ho comunque tenuto presente un eventuale pareidolia ma la statistica forse ci può essere utile per escluderla.
Vorrei concludere questo post con il video "basta poco" di Vasco Rossi che ho trovato sul canale daddais di you tube. Anche io penso infatti contrariamente a certe critiche che il video utilizzi messaggi fin troppo evidenti per essere considerati subliminali.

venerdì 19 settembre 2008

Rischi di finire in tv

A volte ci si rende conto che cio che si contesta si va delineando enormemente più grande di quanto ci si aspettava tanto da esserci immersi dentro solo perchè negli anni non abbiamo più manifestato, quando era necessario, la volontà di starne fuori alimentando l'assenso del silenzio tanto che chi denuncia un disagio sociale e prova a ricercarne le cause, nel tentare di utilizzare i più diffusi mezzi di comunicazione per discuterne, rischia di finirne inaspettatamente sopraffatto. Chi ha l'ultima parola in tv ha capito che estromettendo volutamente determinate figure scomode a coloro che proteggono un sistema, si rischia di alimentare il dubbio e leggittimarne il sospetto. Allora una soluzione migliore è quella di riproporre il fenomeno lontano dal suo contesto originale ridimensionandolo approfittando della posizione dominante del presentatore in uno studio televisivo troppo blindato dal mondo esterno a differenza di un concerto o esibizione dal vivo. Intento sventato da Fabri Fibra che ha difeso bene la sua posizione durante tutto il periodo dell'intervista ma sarà così anche negli altri incontri che Bonolis si augura di avere ?

mercoledì 17 settembre 2008

Matrioska

Se oggi abbiamo la sensazione di guardare sempre le stesse cose in tv forse in gran parte è così. Sembrerebbe esserci una carenza di argomenti dall'altra parte dello schermo se nei numerosi programmi si è costretti a pubblicizzarne altri come in una intramontabile matrioska che ne nasconde altre tutte vuote. Allora capita di sentire in "quelli che il calcio" una voce fuori campo che con la scusa della parodia ricorda il comitato dei "fatti vostri" mentre in studio si prepara l'avvento dell' Isola dei famosi mostrando i filmati dei prossimi concorrenti che con il calcio centrano ben poco. Non da meno il goliardico tg Studio Aperto che ci tiene informati sul gossip stile "Lucignolo" per non contare la cara vecchia "Buona domenica" cassa di risonanza per "amici" e "uomini e donne" e così via.
Si utilizzano programmi talvolta più seguiti per riportare l'attenzione del pubblico su altri forse in quel momento meno graditi sponsorizzandoli senza lasciare il beneficio del dubbio e mettendo in evidenza la presunzione di una tv compatta speculare e ingessata che enfatizza ed esalta se stessa in una spirale senza fine.
Non volete guardare una trasmissione impossibile vi braccano sugli altri canali.
Ma quando questo non basta e la polemica incalza la tv fa di più ripropone il passato di se stessa facendolo apparire tutto sommato non tanto diverso dal presente sfruttando oggi l'affetto del pubblico ad una tv di altri tempi. Interessante sarà notare se questo è il caso di " I migliori anni" uno dei programmi con cui si aprirà la nuova stagione televisiva della RAI o di "tutti pazzi per mary" ops!! strano lapsus volevo dire per "la tele" sarà che sono stato influenzato dalle innumerevoli volte che l'omonimo film è andato in onda. Strano se si suol dire "il titolo è tutto un programma" quello del format originale francese "i figli della tele" (les enfants de la télé) ne da un senso completamente diverso da quello italiano.
D'altronde mi sfugge l'esigenza del programma "Veline" di mostrare provini di ragazze ancora sconosciute e che quindi non evocano nessun ricordo. Forse questo nasce dalla necessità degli autori di smontare le critiche riguardanti eventuali agevolazioni nella carriera di certe ragazze. In qualsiasi modo la si intenda questà è comunque una politica persuasiva che non tiene troppo conto dei gusti e delle pretese degli spettatori. La tv quando non piace ripiega su se stessa nascondendo un distacco con il pubblico che è andato accentuandosi negli anni a causa di un eccessiva "moderazione" o totale assenza delle telefonate da casa, della crescente rarità di programmi in diretta, di figuranti che speculano sul loro libero arbitrio, di platee pagate e dirette dai capoclaque. Si promuove un prodotto confezionato con precisi messaggi prestabiliti spacciandolo per spontaneo e largamente condiviso.
La tv è diventata lo specchio di se stessa e non dell'Italia.
Non da meno è il tg satirico "Striscia la notizia" che se a molti appare come la rivalsa della parte più indifesa della società è comunque funzionle al sistema quando si limita a schernire e minimizzare i personaggi politici e televisivi sminuendone azioni e responsabilità evitando di andare oltre in questi casì e fine in fondo in altri quando è fin troppo semplice e conveniente.
In effetti toccherebe sapere da quanto tempo erano partite le denuncie alle autorità del caso "Vanna Marchi" per capire se i problemi in Italia vengono risolti solo quando un programma decide di metterli in risalto. Quello che è sbagliato e che magari passi il concetto che le denuncie vanno fatte a Striscia piuttosto che pretendere l'efficienza delle forze dell'ordine.
Oggi criticare la tv diventa difficile perchè a parte internet è l'unico mezzo per condividere la stessa realtà e quindi in qualche modo ci unisce d'altronde pensare che tutto quello che passa sia creato solo nel nostro interesse sarebbe pericolosamente ingenuo.

martedì 9 settembre 2008

La realtà è Matrix

Se la realtà è Matrix allora proviamo ad uscirne.
Quando si dice mostrare per nascondere non è a caso e non a caso l'ho ricordato in questo post.
Nella puntata del programma Matrix condotto da Enrico Mentana intitolata "Le truffe al tempo di internet" e trasmessa il 27 agosto 2008, che potete guardare qui non so ancora fino a quando, non si vuole demonizzare la rete ma se ne evidenziano solo le truffe. All'inizio vengono citati 6 casi in 6 anni diversi ma non si capisce se sono tutti o solo una parte. Sembrerebbero essere gli unici visto che uno di questi, il caso di Carlo Rao, si ripropone dopo due settimane qui nel tg 5 della sera( poco dopo la metà). Invitare poi un avvocato truffato in studio esalta l'entità della truffa e del mezzo. In seguito tutti gli altri casi che vengono citati sono trattati in modo velleitario e senza dati alla mano. Ma non stanno demonizzando la rete specialmente se in studio ci sono i rappresentanti di telefono blu e adiconsum. Di ebay poi si cita un caso anonimo senza mensionare il sistema dei feedback che regola la scelta delle aste e degli acquisti con il quale la sedicente vittima avrebbe potuto dubitare. Nel 5° filmato PERO' lo dicono la rete non è una giungla anche Mentana interrompe prima del PERO' e lo dice: "il mezzo più trasparente per fare transazioni e internet" PERO' bisogna IMPORRE a chi ha servizi su internet di fare una corretta informazione ci vorrebbe un bollino da parte delle istituzioni qualcosa che identifichi che quel sito "si stà comportando bene". Questa volta il pretesto per censurare la rete è la truffa ci siamo arrivati. A questo punto spuntano i dati statistici montati prima del commento delle forze dell'ordine. Ora vi chiedo guardate il filmato 6 almeno fino alla metà.
Fatto?
Non barate !!!
Sono grandi numeri l'avreste mai detto? No?
Fate bene perchè considerando che gli utenti internet si aggirino sui 15 milioni forse di più negli ultimi mesi quel milione di TENTATIVI di frode diventano il 7% e le 11000 denunce diventano lo 0,073% in cinque mesi. Mi viene il dubbio quindi che tutto sommato essere truffati in internet non é più rischioso che esserlo camminando per strada.
Sia chiaro che provo profondo rispetto e solidarietà per le persone truffate ma sfruttare la loro storia solo per infangare la rete sarebbe come truffarle una seconda volta.
Continuando nella visione c'è la solita tv che enfatizza se stessa e che merità un post a parte e Dulcis in fundo troviamo la promozione della moneta elettronica che chi sa perchè a differenza della sua cugina internet è sicura. Mentana parla tanto di truffe in internet ma ci spiegasse che cos' era THE BOX GAME su Italia uno. Commentare la puntata ulteriormente a questo punto è superfluo basti pensare al periodo sospetto in cui è andata in onda.
Volevo comunque lanciare un video di risposta al signor Matrix con la puntata del 15-01-08' quando ha tappato la bocca ad un ingegnere tra la folla che provava a spiegare i motivi della protesta contro le nuove discariche. Forse se avesse avuto i capelli biondi avrebbe avuto più successo.
I video sono qui e sono il 7,8,9. della puntata.
Perchè i napoletani non hanno fatto mai niente per fermare tutto questo?
La risposta stà in una puntata mai trasmessa ma che Mentana in chiusura aveva promesso di farlo.

lunedì 8 settembre 2008

Diritto a pagamento

Oggi vedere e gratuito contestare e criticare diventa a pagamento. Rividieo insieme all'azione legale intrapresa contro Youtube rappresentano uno dei grandi esempi di ingegneria della censura. Ogni volta che si parla di questo si pensa chi sa perchè solo all'omissione di notizie scottanti nei tg o alla disinformazione in generale senza focalizzare l'attenzione su quello che passa piuttosto che su quello che viene censurato.
Oggi il potere di certe trasmissioni televisive sta nello sfruttare l'affezione del pubblico per poterlo manipolare senza che se ne accorga spingendolo ad ideologizzare figure assolutamente terrene che non appaiono tali perchè si nega la possibilità di criticarle in un contesto che sia diverso da quello del jet set. Così oggi i soli amici sono quelli di Maria che si sfidano per raggiungere la celebrità, non denunciamo più niente alle autorità perchè sono talmente efficienti nelle fiction che ci pensano loro in automatico, l'uomo discende dalla scimmia perchè qualcuno ne ha fatto un target e così via siamo tutti insomma convinti di non dover pensare a nulla perchè c'è gia qualcuno che lo sta facendo per noi forti della convinzione che sappiamo tutto quello che c'e da sapere.
Sbagliato, rivideo ne è la prova.
Vi siete chiesti perchè se una tv è gratuita e quindi ugualmente pubblica rivederla dovrebbe essere a pagamento?
Perchè così non puoi criticarla successivamente in un'altro contesto che pur si rivolge ad un gran numero di persone caricando i filmati ad esempio su Youtube e annientando la leggittimazione sociale di cui gode. Rividieo probabilmente non caverà un soldo dagli utenti della rete ma è nata e sarà usata come pretesto per intimidire o addirittura far causa a chiunque carichi filmati mediaset sulla rete e per giustificare la perdita economica che altrimenti non si spiegerebbe per una Tv GRATUITA. Ricordate che una società che guadagna in media 50000 euro per 30 sec. di pubblicità non perde tempo con espedienti del genere per far soldi.
Youtube ha fatto comodo fino a quando si usava per apprezzare ma ora che viene usata per criticare è diventata un problema. Questo la dice lunga sulla serietà di chi organizza i palinsesti e sceglie cosa trasmettere se ha paura del giudizio del pubblico. Ci hanno sempre detto se non vi piace quello che guardate cambiate canale ora che l'abbiamo fatto preferiscono censurare invece di cambiare modo di fare tv. Come mai?

venerdì 5 settembre 2008

Disinformazione gratuita

La sensazione che ci sia un fronte comune nella causa a Youtube sta nel fatto che l'attacco viene portato avanti anche mediaticamente e su altre reti che almeno sulla carta non risultano essere di proprietà Mediaset. Lo stesso fronte che oggi non permette all'opinione pubblica di capire, indignarsi, contestare e reagire.
Nel primo servizio montato nel filmato qui sotto, l'assenza di una controparte che metta in dubbio la personalissima visione di internet dello scrittore Carlo Formenti avvallata dalla figura autorevole del presentatore Gianni Riotta, che per essere veramente "superpartes" dovrebbe esimersi dar lasciar trasparire il proprio parere sulla notizia per non abusare della sua credibilità, da l'impressione ai meno informati o non conoscitori della rete che quel parere sia condiviso da gran parte del pubblico e che si avvicini di gran lunga alla realtà. Impresa piu difficile quando si affronta la gente faccia a faccia in una conferenza stampa dove il nervosismo tipico di chi è costretto a mentire ed omettere genera strani lapsus come nel secondo servizio.
Video tratto da Generazione V

Il mio blog è una di quelle "nicchie" di cui parla Formenti ma come si vede sono ancora vivo tanto da comunicare utilizzando il filmato di un'altra "nicchia" della quale ho condiviso lo stesso modo di vedere alcune cose in assoluta libertà.
Il fronte sembra allargarsi anche ad alcuni giornalini "regalati" all'alba nella capitale dove il 2-9-2008 si poteva leggere:
Roma, "ragazzi bene bombaroli per noia a lezione su Youtube"
Roma, "si annoiavano e volevano finire su you tube"
E' triste pensare come certo "giornalismo" di oggi strumentalizzi il malessere sociale dei propri figli invece di indagare su che cosa l'abbia realmente generato. Su Youtube non ci si può finire semplicemente perchè non c'e nessuno che decide per tutti quali video caricare o vedere c'e solo il giudizio della rete attraverso i click e i commenti che fino a quel giorno era stato estremamente chiaro.
Si attribbuiscono insomma a Youtube responsabilità che vigliaccamente scaricano altri con il solo scopo di screditare internet.


mercoledì 3 settembre 2008

Censura di rete

Tratto dal canale AZIONEPREVENTIVA di Youtube

lunedì 1 settembre 2008

Mediaset, azioni cause....ed effetti

30 luglio 2008 Mediaset chiede cinquecento milioni di euro a Google e Youtube per illecita diffusione e sfruttamento commerciale di file audio e video di sua proprietà. E' l'eventuale ritorno economico che spinge la Mediaset a intraprendere questa azione legale o ci sono in ballo poteri e vantaggi che i soldi non possono comprare?
Per fare un'analisi ad ampio raggio bisogna prima di tutto chiarire alcuni termini che vengono usati come parametri per quantificare gli ascolti.Termini che spesso sentiamo in tv ma che forse non ci si è mai soffermati ad analizzare fino in fondo.
L'AUDITEL è la società "super partes" che rileva l'ascolto della televisione in Italia mediante apparecchiature elettroniche i "meter" (che possono essere dotate di sensori passivi di movimento) installate nelle abitazioni di famiglie campione. L'Auditel produce dati a pagamento che possono essere resi pubblici previo consenso dell'emittente che li ha commissionati. In funzione dei dati forniti da questa tecnologia vengono definite:
AUDIECE MEDIA o a.m. che è il numero medio espresso in migliaia dei telespettatori che seguono un determinato programma e ovviamente ricavato dal rapporto tra la somma dei telespettatori presenti in ogni minuto del programma o di un intervallo di tempo e la durata in minuti dello stesso.
SHARE o sh. che è la percentuale di telespettatori che sta seguendo un programma in un intervallo temporale rispetto al totale dei telespettatori che sta seguendo la televisone su tutte le reti in quello stesso intervallo, si calcola con il rapporto percentuale tra l'ascolto medio del programma con il totale dei telespettatori che stanno guardando la televisione in quel momento.
PENETRAZIONE che è la percentuale di quanti vedono quel determinato programma rispetto al totale della popolazione compresi quelli che non vedono la tv.
In Base a questi e altri parametri che volendo approfondire si possono trovare qui nel glossario dell'auditel, vengono pianificati investimenti pubblicitari e scelte editoriali.
Questa premessa era dovuta per poter notare come in questo elenco non viene contemplato, non esiste, un indice che identifichi il gradimento dando per scontato che chi guarda un programma televisivo condivida tutto quello che viene detto o mostrato in quel programma.
Ma quando si dice che quella trasmissione è stata seguita da tot telespettatori non necessariamente significa che quei telespettatori l'abbiano gradita quindi, questo modo di intendere il pubblico, che può sembrare un'atto di presunzione dei media, alla luce degli scrupolosi calcoli dell'auditel, assume tutti i contorni di una défaillance voluta. Come mai infatti è stato sempre trascurato un così importante parametro?
Solo oggi infatti e solo in Rai si tenta di lanciare uno strumento che fornisca un tale dato il qualitel insabbiato dalle procedure dell'Unione Europea. La verità è che fino ad un paio di anni fa questo parametro davvero non aveva ragione di esistere semplicemente perchè la maggioranza delle persone non avrebbe mai messo in dubbio qualsiasi cosa che provenisse dallo schermo televisivo. Questa fiducia cieca può essere tradotta in termini di guadagno e cioè quanto più guarderemo e ci fideremo della tv tanto più saremo convinti nel comprare i prodotti pubblicizzati delle aziende che la finanziano. La pubblicità infatti attualmente è la principale fonte di guadagno per le reti commerciali. Bisogna mettere in risalto questo aspetto per capire che la scelta e la produzione di programmi televisivi in questo sistema è strettamente legata al profitto e non al buon senso alla creatività e al diritto d'informazione. Non si ha coscienza di questo se non ci si è mai fermati a fare questo ragionamento. Quindi maggiore sarà la fiducia nelle reti Mediaset, maggiore saranno gli investimenti in pubblicità da parte dei marchi che possono permetterselo, maggiore saranno i profitti di Pubblitalia 80 del gruppo Mediaset.
Dal 2005 però sembra essere cambiato qualcosa, guardare non è più gradire ma forse i primi ad accorgersene sono stati i grossi gruppi che pur investendo lo stesso budget in pubblicità a parità di telespettatori avevano un rientro minore in termini di vendite rispetto agli anni precedenti. Questa fiducia irrazionale e leggittimazione sociale di cui parla Bettetini ha iniziato a venir meno smascherata da un enorme termine di paragone INTERNET.
Nel 2005 Forza Italia perde le elezioni e subito dopo la Fininvest finanziaria posseduta al 100% dalla famiglia Berlusconi vende una grossa parte di mediaset rimanendo comunque l'azionista di maggioranza con il 34% a fronte del precedente 51% tirando un enorme pacco agli acquirenti visto che le azioni negli anni successivi fino ad oggi avranno un progressivo e pericoloso ribasso. La scelta di vendere Mediaset può sembrare dettata dalla sconfitta politica ma arriva anche nel momento in cui le azioni sono al massimo valore annuale, reminescenze dell'impennata storica del 2000. Qualcuno sembra prevederne una successiva e pericolosa svalutazione semplicemente perchè conosce bene il leone che ha cavalcato e sfruttato fino ad ora a sua insaputa per ottenere la volata e che ora inizierà a rivoltarsi pericolosamente contro. La dimostrazione che il potere mediatico non ha prezzo sta nel fatto che la Fininvest cede solo una parte delle azioni mantenendo comunque saldamente il controllo su Mediaset e su tutti i vantaggi che ne derivano recuperando allo stesso tempo una liquidità di 2 miliardi e rotti di euro provenienti dalla vendita. Questo uno degli articoli sulla vendita e questo uno dei grafici dell'andamento azionario della Mediaset negli ultimi 5 anni ma ne trovate parecchi in internet. In questo articolo del 2006 si parla addirittura di calo di Audience.
Ma come mai la Mediaset nonostante questo calo delle azioni in questi anni non ha mai cambiato politica riproponendo programmi che spesso si sono rivelati veri e propri flop(vedi ad es.Reality circus nel 2006 chiuso anticipatamente) come mai non ha arrestato questa escaletion di reality ignorando glissando e censurando la sentenza di gran parte del pubblico andando persino contro i propri interessi economici tradendo le più elementari leggi che regolano questo mercato. La risposta sta nel duplice scopo che ha un sistema di informazione monopolizzato e cioè quello ufficiale di trarre profitto e quello ufficioso di riuscire a manipolare l'opinione pubblica fino al punto da diffondere nuove ideologie con stili di vita che portano beneficio solo a chi o coloro che le hanno prodotte.
Questi due scopi fino al 2005 erano complementari l'uno dell'altro ma il secondo, in seguito ad eventi che persino chi pensa di essere Dio non riesce a prevedere, è divenuto a pagamento e le grandi marche che, come dicevo prima si sono accorte che la pubblicità non paga più come una volta, continuano comunque a finanziare la Mediaset perchè ne condividono lo stesso fine ufficioso e quindi ne finanziano la stessa ingiusta causa quella a Youtube e google per l'appunto che rischia di tramutarsi in un vile ricatto dove il compromesso sarebbbe la censura più o meno occulta di google che non percepiresti perchè non riusciresti mai ad arrivare a blog critici come il mio.
Ancora più interessante sarà studiare e capire quali tecniche sono state usate a nostra insaputa in questi anni per omologare il pensiero della massa e ottenerne una completa irrazionale fiducia.

venerdì 22 agosto 2008

Giochi di parole

Volevo soffermarmi sul servizio di un tg andato in onda a metà luglio e approffittarne per utilizzarlo come esempio di come spesso l'informazione si può subire piuttosto che ricevere.
Nel servizio che troverete alla fine del post omettendo le parole "Presidente dell'Autorità" e sostituendo a "nelle" con "per" si tende ad insinuare un concetto in contrasto con la democrazia in cui questo paese si vanta di vivere.
Chiamarlo infatti "Garante per le Comunicazioni" è ingannevole perchè lascia intendere che garantisca esclusivamente gli interessi dei gestori dei mass media, piuttosto che degli utenti.
Il garante è Il Presidente di un'Autorità per le Garanzie nelle Comunucazioni nominato con decreto dal Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio(che non dovrebbe avere 3 televisioni) d'intesa con il Ministro delle Comunicazioni e previo parere delle competenti Commissioni parlamentari che esprime la volontà di un organo dello Stato pagato da tutti i contribuenti e che quindi è tenuto a tutelare sia la corretta competizione degli operatori sul mercato ma soprattutto i consumi di libertà fondamentale dei cittadini utenti.
Ho voluto mettere in risalto questo aspetto tendenzioso che si verifica sempre più spesso nei mass media che può sembrare innocuo e casuale ma può diventare devastante se milioni di italiani dopo aver visto il servizio pensassero solo minimamente di non esercitare il proprio diritto alla critica perchè c'e un garante per le comunicazioni che lo impedisce. E' per questo motivo che invito tutti a contestare tramite agenzie, email e lettere individuali le omissioni, censure, false informazioni o doppi sensi, insinuazioni, stessi simboli nomi e colori ripetuti occultamente e troppo eccessivamente su tutte le reti televisive o giornali, che mettono in discussione la spontaneità dei palinsesti e delle testate e che minacciano l'obbiettività e il diritto all'informazione degli utenti affinchè la tv non diventi, se non è troppo tardi, l'intrattenimento del pensiero.
Se non avrete risposta alle vostre domande forse questo diritto vi è stato gia revocato sotto i vostri occhi.
Inoltre il cessato duopolio o meglio monopolio di Corrado Calabrò somiglia più ad un cessato allarme che lui e chi prima di lui avrebbe dovuto del tutto evitare per adempiere ai doveri a cui l'autorità è preposta.
Ma l'allarme è veramente cessato? Per questo vi rimando a questo interessante articolo.
Il servizio nel Tg5 del 15/7/2008 è questo per adesso a meno che la mediaset non decida di censurare se stessa, il proprio archivio e la nostra memoria.

giovedì 7 agosto 2008

I CENSORI

Voglio ricordare un articolo pubblicato sulla voce d'Italia nel 2007 passato forse inosservato rispetto alla gravità degli scenari che potrebbe celare.La notizia è circolata poco o forse è stata ben presto archiviata come inattendibile dall'opinione pubblica a causa anche della smentita della RAI e della mancanza di commenti da parte degli organi interessati.




Fonti
Disinformazione
Focus
Nexusedizioni

Marco Marsili - tratto da La Voce -

Ne farebbero parte 50 giornalisti con potere di censura.
Roma, 22 mag. – La notizia è clamorosa: secondo quanto appreso da fonti dell’intelligence militare, in Rai sarebbe attivo un “organo esecutivo sicurezza” (Oes), alle dirette dipendenze del ministero delle Comunicazioni, con il compito di “vagliare” le notizie da diffondere. Stando a quanto scoperto dalla Voce, farebbero parte di questa struttura segreta circa 50 giornalisti – tra cui alcuni caporedattori – che avrebbero il potere di autorizzare il “Nulla osta di sicurezza” (Nos) sulla divulgazione di notizie sulle reti della tv pubblica. La rivelazione dell’esistenza di un organo preposto alla tutela del segreto di Stato in Rai, sarebbe stata fatta la settimana scorsa, durante una riunione dell’Autorità nazionale per la sicurezza (Ans), da parte del rappresentante del dicastero delle Comunicazioni - attualmente guidato da Paolo Gentiloni della Margherita -, dal cui Organo centrale di sicurezza (Ocs) dipenderebbe la struttura di viale Mazzini.
L’Ans è alle dirette dipendenze del Presidente del Consiglio dei ministri, al quale, secondo la legge n. 801 del 24 ottobre 1977 sull’Istituzione ed ordinamento dei servizi per l’informazione e la sicurezza e disciplina del segreto di Stato, è demandato il potere di decidere la secretazione delle informazioni. La materia è stata poi ulteriormente regolata dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 3 febbraio 2006 contenente le “Norme unificate per la protezione e la tutela delle informazioni classificate” (Berlusconi lo aveva usato per “coprire” l’abuso edilizio di villa Certosa in Sardegna). Tuttavia, il regolamento attuativo emanato da Palazzo Chigi è stato classificato come “riservatissimo”, e, quindi, occultato all’opinione pubblica. La scoperta ha lasciato stupefatti anche gli uomini del reparto Informazione e sicurezza del Centro intelligence interforze dello Stato maggiore della Difesa, che partecipavano all’incontro: persino i militari ne erano all’oscuro.
La Voce ha riscontrato in ambienti governativi che le indiscrezioni sull’esistenza di questo “filtro” sulle notizie circolano da tempo nella Capitale. Lo stesso ex ministro delle Comunicazioni del governo Berlusconi, Maurizio Gasparri, si sarebbe tenuto costantemente in contatto con l’organo esecutivo di sicurezza della Rai. Il rilascio del nulla osta di sicurezza consente alla pubblica amministrazione, all’ente, o all’organismo, già legittimati alla trattazione di informazioni classificate, di poter impiegare una persona in attività che comportano la necessità di trattare informazioni classificate “segretissimo”, “segreto”, “riservatissimo” (le classifiche di segretezza sono quattro – alle tre citate bisogna aggiungere “riservato” - e variano in funzione dell’entità del danno che sarebbe arrecato all’integrità dello Stato in caso di rivelazione non autorizzata).
Il possesso del Nos non implica tuttavia l’accesso automatico alle informazioni classificate, in quanto tale qualifica è subordinata all’effettiva “necessità di conoscere”. La normativa in vigore sul segreto di Stato stabilisce che sono coperti “gli atti, i documenti, le notizie, le attività ed ogni altra cosa la cui diffusione sia idonea a recar danno all’integrità dello Stato democratico, anche in relazione ad accordi internazionali, alla difesa delle istituzioni poste dalla Costituzione a suo fondamento, al libero esercizio delle funzioni degli organi costituzionali, all’indipendenza dello Stato rispetto agli altri Stati e alle relazioni con essi, alla preparazione e alla difesa militare dello Stato”.
Secondo questa definizione, potrebbe rientrare qualsiasi tipo di notizia, comprese quelle “politiche” (prima della riforma, il Regio decreto 11 luglio 1941, n. 1161 sulle Norme relative al segreto militare si riferiva infatti al “segreto politico o militare”). L’articolo 7 della legge sul segreto di Stato specifica che “è tenuto all'osservanza delle norme ed è responsabile di ogni infrazione alle stesse, chiunque, per ragione della sua carica, impiego, professione o servizio, ovvero in occasione dell'esercizio di essi, venga a conoscenza di notizie di carattere segreto o riservato”. L’articolo 262 del Codice penale stabilisce che “chiunque rivela notizie, delle quali l'Autorità competente ha vietato la divulgazione, è punito con la reclusione non inferiore a tre anni.”, e che “le pene si applicano anche a chi ottiene la notizia”. L’articolo 256 sul Procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato punisce inoltre “chiunque si procura notizie che, nell'interesse della sicurezza dello Stato o, comunque, nell’interesse politico, interno o internazionale, dello Stato, debbono rimanere segrete con la reclusione da tre a dieci anni”. L’articolo 261 sulla Rivelazione di segreti di Stato stabilisce inoltre che “chiunque rivela taluna delle notizie di carattere segreto indicate nell'art. 256 è punito con la reclusione non inferiore a cinque anni”.
La Voce ha tentato inutilmente di ottenere un commento da parte del ministro delle Comunicazioni e dal presidente della Commissione parlamentare di vigilanza Rai, l’ex ministro Mario Landolfi, mentre alla Rai “non risulterebbe” una simile struttura. La scoperta di un centro preposto alla “censura” delle notizie da parte dell’emittente pubblica – se confermata - apre scenari inquietanti, soprattutto se si pensa ai legami con il ministero vigilante, il governo, ed il potere politico in generale, in spregio alla par condicio, al diritto di cronaca che i giornalisti dovrebbero garantire, ed al diritto dei cittadini ad essere informati. Si spiegherebbe così il meccanismo denunciato ieri da Pippo Baudo “contro ogni censura preventiva” in Rai in seguito alla polemica sollevata per la richiesta di Michele Santoro di acquistare della Bbc il documentario su alcuni casi di preti pedofili per la sua trasmissione Annozero. Evidentemente la richiesta di Santoro era temporaneamente “sfuggita” al controllo dell’organo esecutivo di sicurezza di viale Mazzini, obbligando le istituzioni preposte ad un tardivo, quanto goffo, intervento, per cercare di bloccarne la messa in onda. Vedremo che impatto avrà questa clamorosa scoperta sulle proposte di legge del governo sulla riforma della Rai e dei servizi segreti. E se la Rai si trasformerà definitivamente da “servizio pubblico” a “servizio segreto”.
Marco Marsili

domenica 27 aprile 2008

Benvenuti

Questo blog è stato creato come risposta a quelli che come me si rifiutano di continuare a riporre una completa e indiscriminata fiducia nei mass media.Voglio quindi pormi in modo critico verso chi più o meno inconsapevolmente fa di questo splendido e potente sistema d'informazione un uso improprio danneggiando se stesso, chi ci lavora e soprattutto chi ne usufruisce in buona fede, incoraggiato dalla grave deficienza del sistema mediatico e cioè l'inesistente possibilità dell'utente di contestare istantanemente quello che legge, vede e sente sui giornali, radio e tv eliminando così la partecipazione del pubblico che subisce passivamente senza poter mai intervenire per manifestare il proprio dissenzo su di un argomento nello stesso contesto mediatico.Questa deficienza, gia di per se pericolosa, che si manifesta per motivi pratici dovuti alla natura stessa dei principali sistemi di informazione, diventa devastante quando viene accentuata volontariamente fino quasi a modificare la realtà dei fatti a discapito della verità ed a beneficio di coloro che la temono. Ho quindi voluto creare uno spazio dove ci si informa e ci si interroga sulla natura e la forma dei principali mezzi di comunicazione sottolineandone omissioni o censure al fine di riappropiarci dello spirito critico che meglio permette di uniformare la realtà de fatti a quella raccontata dai Mass Media che gratuiti o a pagamento hanno comunque una responsabilità visto il grande pubblico a cui si rivolgono. Dobbiamo necessariamente evitare il pericolo del quale L'ing GIANFRANCO BETTETINI gia nel 1996 aveva dato l'allarme e cioè quello di una persuasione, di una fiducia irrazionale e di autoritarismo per la forte legittimazione sociale di cui i mass media godono.