giovedì 23 dicembre 2010

Un'amore di governo

Sicurezza sul lavoro la pretende chi si vuole bene.
No non ci siamo sbagliati lo spot recita proprio così.




Ma allora che significa.
Per alcuni questa pubblicità è ripugnante perché vuota di qualsiasi contenuto non offre nessun tipo di sensibilizzazione e nasconde la triste realtà delle morti sul lavoro.
Ma è un po' ingenuo pensare che queste comunicazioni vengano commissionate solo per spendere un po' di soldi.
Lo spot è un vero è proprio macabro eufemismo che tradotto potrebbe diventare una frase del tipo "se non vi volete bene potete schiattare sul lavoro" o anche "se sei single o divorziato non puoi pretendere la sicurezza sul lavoro". Il messaggio è implicito e nemmeno tanto assurdo se consideriamo una logica infantile del tipo vogliatevi bene o altrimenti niente sicurezza sul lavoro.
Ma da quando la definizione di amore e di affetto è discrezione del governo e soprattutto da quando è legata alla sicurezza sul lavoro diritto di tutti che viene in questo spot subordinato alla sfera personale e sentimentale degli individui.
Se c'è un gioco psicologico qui è sottile e suggerisce di non rompere troppo le scatole se volete sicurezza.
Vogliatevi bene appunto.
Ma l'amore quando viene imposto diventa frustrazione.
Non penso verranno mai a dirci il vero significato di questo spot è molto più facile promuovere l'idea che il senso non esista affatto.
In qualsiasi modo la si veda questa comunicazione istituzionale è comunque un'offesa a tutti i lavoratori e raccogliere firme come in
questo blog è già un passo avanti.
Il mio appello e che si smetta di offendere la dignità della gente che lavora onestamente.
Poi ci si chiede cos'è che non va' nel nostro paese.
Ecco questa è una di quelle.
Prenderci in giro con i nostri soldi.

mercoledì 22 dicembre 2010

Il Natale rubato

Si possono contare gli anni ormai di protesta contro la riforma Gelmini ma alle ragioni degli studenti i media filogovernativi spesso hanno dato pochissimo spazio amplificando e strumentalizzando al contrario il più piccolo pretesto per recuperare il consenso dell'opinione pubblica.

Ragionare in questi termini fa molto comodo a chi vuole evitare che si prenda coscienza delle numerose manovre che di fatto minano l'identità nazionale e pongono un macigno sullo sviluppo culturale del nostro paese.

La legge Gelmini si inserisce in un contesto che ha già visto numerosi enti statali, patrimonio inestimabile di tutti, svalutati, fatti a pezzi e svenduti al peggior offerente.

Se la gente riuscisse a capire che è in ballo c'è molto di più che una legge ma una dispotica concezione della società allora si unirebbe alla protesta.

La libertà non è solo una condizione fisica ma è soprattutto una condizione mentale che ha origine nelle nostre teste e se non saremo liberi di pensare non lo saremo da nessun'altra parte.

Sembra di essere di fronte a un golpe silenzioso dove però non si prende possesso del paese ma lo si trasferisce pezzo per pezzo in altre mani che finiranno con l'avere lo stesso potere, sottraendo quei beni e servizi senza i quali l'insieme di diritti e doveri "Lo Stato" diventa solo una parola vuota.

Il fatto che il destino di un ragazzo potrà in futuro dipendere, molto più di quanto avvenga adesso, esclusivamente dal tipo di scuola che potrà permettersi economicamente mi fa orrore.

Questo è il meccanismo più meschino che si possa usare per congelare le classi sociali.

La Costituzione garantisce il diritto all'istruzione affidare questo diritto al mercato è perverso.

La cultura non è un prodotto da vendere ma un percorso da stimolare ed a furia di applicare le logiche del profitto e della proprietà a tutto potremo ritrovarci sulle schede elettorali il mulino giallo, la tinder o la vike.

Con la fretta di chi viene sorpreso con le mani nella marmellata hanno rubato la serenità a questo Natale ed allora Presidente Napolitano ne restituisca un po' non firmi.


sabato 27 novembre 2010

No toxic gas No scie chimiche

Ottimo titolo ricavato da uno degli striscioni che sabato 20 novembre sono stati esposti in piazza dei Santi Apostoli a Roma per manifestare contro le scie chimiche.

Altre foto e video le trovate sul sito http://cieliliberi.blogspot.com/

Non si capisce come mai a volte si incontra una sorta di pudore e negazione a priori in certe persone quando viene toccato quest'argomento mentre nelle sue varie sfaccettature suggerisce che almeno una cosa è certa, qualcosa di disumano sta accadendo nei nostri celi e non solo.

Considero le scie chimiche e la geoigegneria come il discorso dei discorsi dei nostri tempi.

La Manipolazione parziale o totale di eventi atmosferici e geofisici usata illecitamente corrisponderebbe alla manipolazione occulta di eventi socioeconomici di uno o più paesi.

Si potrebbe scoraggiare una manifestazione o una protesta, limitare o distruggere questa o quella produzione agricola, sospendere partite di calcio, favorire e sfavorire l'uscita in piazza di questo o quel politico senza pensare ad azioni più devastanti e localizzate e al rischio per l'ambiente e la salute umana.

Da questo si può dedurre che la libertà e il benessere di un paese sarebbe subordinato a questa nuova tecnologia se solo se ne facesse o se ne è già fatto un uso strumentale ed occulto.

Ognuno di noi ha il diritto di pensarla come vuole ma ditemi sareste disposti a lasciare queste eventualità, anche se fossero remote, alla fiducia o al caso in piena epoca di collusione di interessi senza prima aver esaurito ogni dubbio?

No perchè di dubbi c'è ne sono fin troppi considerando anche la recente inchiesta per riciclaggio e corruzione che coinvolge ENAV e Finmeccanica.

Ecco il cappello della notizia dal sito ansa

ROMA - Appalti sospetti, affidati senza gara pubblica, e sovrafatturazioni per la creazione di fondi neri. L'Enav e' nella bufera dopo che i suoi vertici, l'ad Guido Pugliesi e il presidente Luigi Martini, sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla Procura di Roma.

In realtà l'argomento era stato già ampiamente trattato nel programma Report andato in onda domenica 21 novembre.

Programma del quale ho criticato una puntata in altra occasione ma senza cadere in una successiva generalizzazione che non permette la comprensione di realtà spesso molto articolate e trasversali.

In un mondo dove o sei o zuppa o pan bagnato, dove spesso ci si schiera a priori, dove tutto va sempre dannatamente bene, dove la gente ha il sorriso sulle labbra e le lacrime agli occhi, dove spesso all'obiettività si sostituisce l'ipocrisia dello spirito di contraddizione, dove la menzogna è diventata lecita rischiamo di dimenticare quei diritti e quei valori difficili da difendere proprio perché liberano tutti.

Spero davvero sia giunta l'ora di aprire definitivamente questo vaso di Pandora.


sabato 30 ottobre 2010

Telecinco Vs Youtube

Internet è un nuovo grande strumento di comunicazione dalle potenzialità ancora tutte da scoprire ed è per questo che anche chi prova a dargli una definizione in fondo sa che non è mai del tutto vera.

Il nuovo millennio offre un'occasione ma soprattutto lancia una sfida che non possiamo rischiare di perdere.

Se proprio vogliamo dare un senso alla parola evoluzione allora bisogna prendere in considerazione con coraggio nuovi interessi, nuovi sogni e nuove realtà e non estendere ed imporre quelle attuali al globo intero.

Attualmente si rischia di navigare su google e trovare solo articoli in vendita, di subire pubblicità ad ogni spostamento del cursore video, di vedersi aprire finestre promozionali in un tempo sempre più breve sul nostro pc in definitiva si rischia che internet diventi un'appendice via cavo della tv digitale terrestre.

Di recente il tribunale federale di Madrid ha respinto le accuse di violazione di copyright contro Youtube ribaltando la sentenza del 2008 a favore di Telecinco di proprietà Mediaset. Ecco la notizia dal blog ufficiale di google Italia.


Questa è una vittoria che dà un po' di sollievo ma lo strumento content id utilizzato per raggiungerla lascia un po' di amaro in bocca perché riduce il tutto ad un dare avere trascurando l'importanza del diritto di critica, di informazione e di discussione

caratteristici di youtube.

venerdì 29 ottobre 2010

Volere e potere

Ben altre realtà dovrebbero chiudere i battenti prima che lo faccia anche questo blog.

Pausa obbligata in questo periodo ma in effetti come si fa a parlare d'altro quando si intuisce che in ballo c'è un'argomento che probabilmente sopprimerà gran parte di tutti gli altri.

Il ddl intercettazioni anche se talvolta accantonato viene lasciato sempre là nel cassetto pronto per essere tirato fuori alla prima occasione ma nel frattempo molte cose succedono che meritano altrettanta considerazione.

Grande exploit di televisione e giornali in quest'autunno ma alcuni hanno dato il meglio di se già durante tutta l'estate tanto da dar vita ad un neologismo dal gusto un po' retrò.

Il manganello mediatico nei confronti del presidente della camera Gianfranco Fini offrendo uno spettacolo a dir poco avvilente mette in evidenza come se c'e ne fosse ancora bisogno pratiche che dovremmo iniziare a rifiutare in ogni caso.

Ribadisco che qui non si critica o promuove il singolo ma si condannano i metodi.

Ma si ha la sensazione di girare in tondo, proprio quando si è sul punto di cambiare pagina quando sembra che ci si è accorti di un problema morale nel nostro paese la nostra intuizione viene smentita dai fatti.

In effetti dopo tutto il clamore di questi mesi non ci si aspettava certamente l'appoggio del senatore finiamo Maurizio Saia ad un emendamento nel lodo Alfano votato martedì scorso in commissione affari costituzionali.

L'emendamento approvato stabilisce che "i processi nei confronti del presidente della repubblica o del consiglio, anche relativi ai fatti antecedenti all'assunzione della carica, possono essere sospesi con deliberazione parlamentare"

Insomma si può tranquillamente dire che il significato è chiaro e non lascia spazio a diverse interpretazioni.

Significato rafforzato in questi giorni dalla bocciatura della stessa commissione di una modifica effettuata dall'opposizione sullo stesso documento che stabiliva la non reiterabilità della sospensione dei processi per il capo dello Stato e presidente del Consiglio.

Per il momento restiamo in attesa di sapere come si evolveranno i fatti come restiamo in attesa di sapere dove è finito il bazooka fatto ritrovare davanti alla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria il 5 ottobre scorso.

I dubbi sono stati sollevati da alcuni cronisti del tg la7 di Mentana il 7ottobre nell'edizione delle 20:00.

Difficile trovare il video sugli archivi perché trascorso qualche giorno viene inghiottito da una suddivisione burocratica incomprensibile.

Fortunatamente su youtube qualcuno è riuscito a riproporlo e sembra essere l'unico video disponibile che trovate qui.

Volevo aggiungere che la matricola dell'arma non sembrerebbe abrasa ma coperta da un pezzo di nastro isolante usato generalmente per indicare i circuiti di terra.

La risposta della questura sembra non si sia fatta attendere ed arriva a conclusione del notiziario chiarendo come documentano alcuni siti che il bazooka mostrato ai giornalisti non era quello trovato dopo la telefonata di minaccia al procuratore Pignatone.

La decisione di mostrare un bazooka uguale a quello originale è stata motivata dal fatto che quello trovato davanti alla sede della procura antimafia era in quel momento sottoposto ai rilievi della polizia scientifica.

Ma in realtà arriva più di quanto ci si potesse aspettare.

Proprio di qualche giorno fà infatti la notizia dell'arresto del boss Antonio Cortese affiliato alla cosca Lo Giudice indicato dal boss pentito della 'ndrangheta Nino Lo Giudice come esecutore materiale delle intimidazioni ai danni dei magistrati reggini. Ecco la notizia dal sito ansa.

Alla luce degli eventi resta comunque l'interrogativo iniziale, dove è finito il bazooka di Reggio Calabria?

Non sarà mica quello utilizzato contro la fionda del mio blog?

Voce di popolo voce di dio si diceva una volta ma oggi perfino i vecchi detti vengono dimenticati e rovesciati da un potere che logora il volere.

In Italia c'è chi non si fa giudicare e c'è chi invece spara sentenze prima ancora che sia iniziato il processo. Voglio dire che se cerco di scoprire l'autore di un delitto mi baso sui fatti e prendo in considerazione varie ipotesi senza pregiudizi. Prendere la propria opinione e cercare di adattarla ai fatti è un'altra cosa.

Ma si è avuto la sensazione che questo abbiano fatto in molte occasioni i paladini delle indiscrezioni riguardo alla morte di Sara Scazzi.

Ma andiamo per ordine, due risvolti importanti della vicenda accaduti nel bel mezzo di due programmi televisivi uno sulla Rai e uno su Mediaset, uno per uno come buoni vicini.

Nella puntata del 6 ottobre del programma "chi l'ha visto" la comunicazione in diretta del probabile ritrovamento del corpo di Sara viene tenuta in ballo per più di 20 minuti prima di interrompere la diretta con la madre della ragazzina che caso ha voluto si trovasse proprio nella casa dell'indagato.

Ma per l'arresto della cugina Sabrina la dea della fortuna si è proprio levata le bende dagli occhi perché la notizia qui giunge il 15 ottobre verso la fine del programma "Quarto Grado" e l'inizio del programma "Matrix".

Ma allora mi viene da pensare che si godono di più che ottime fonti quando si vuole tanto da spostare al venerdì la trasmissione condotta da Salvo Sottile.

Approfitto della citazione del programma per un'osservazione che volevo fare da tempo sul logo di "Quarto Grado"

Sicuramente avrà una sua motivazione che io comunque non riesco a cogliere ma siccome insieme alla coreografia in studio ricorda un po' le Torri Gemelle volevo ricordare che sono crollate su se stesse come in questo video e non certo inclinandosi prima su un fianco come potrebbe suggerire l'effige del programma se la poniamo in questo contesto.

E proprio ripensando al contesto e a quanto insieme all' esperienza e conoscenza personale possa influire sul significato di una comunicazione mi è venuto in mente questo post che scrissi un po' di tempo fa "Una bionda per la vita".

Notate come il titolo riletto con la conoscenza dei recenti fatti di cronaca assume un significato diverso da quello che gli avevo dato originariamente.

All'epoca avevo messo l'accento sull'ipocrisia di un sistema dettato troppo spesso da politica, ideologia e pratiche commerciali e promozionali.

Ma non solo.

Il titolo era un vero e proprio doppio senso che ho cercato di chiarire con questo post pubblicato ad agosto "ogni riferimento a cose o persone è puramente voluta"

Se ancora non fosse chiaro il senso lo chiarisco in modo molto semplice, si era preferito sponsorizzare un'icona (che la gente a casa potrebbe metaforicamente ricondurre ad una persona reale e vivente) invece di discutere una questione etica del nostro paese.

Nel caso di Eluana Englaro non si fece una pausa per mostrarle rispetto.

Nel caso di Sara Scazzi anche se tremendamente diverso sono comparsi addirittura i piantoni di villa Misseri e se ne è parlato a più riprese nelle seguenti trasmissioni:

Chi l'ha visto

Quarto grado

Matrix

Porta a Porta

Mattino cinque

Pomeriggio cinque

Pomeriggio sul 2

Domenica in

Domenica cinque

senza contare i vari tg e approfondimenti che normalmente ne davano la notizia.

Ma tutto questo, anche se all'apparenza può sembrare sinonimo di una ritrovata moralità, per la sua entità assume ben presto i contorni di un' ostentazione strumentale e di cattivo gusto dalle motivazioni ancora tutte da discutere.

Allo stato attuale delle sette sono state rese pubbliche in parte solo un paio di confessioni del Misseri che non chiariscono il movente non convincono in alcuni punti e non spiegano come abbia fatto a fare tutto da solo.

Ecco una raccolta di foto che sembrano essere autentiche del luogo in cui è stato ritrovato il cadavere.

E se proprio la figlia Sabrina ha un forte ascendente su di lui tanto da averlo indotto a compiere il fatto nulla vieta che lo stesso meccanismo si sia potuto innescare con qualcuno al di fuori del nucleo familiare.

Voglio dire le ipotesi potrebbero essere ancora tante soprattutto quando mancano le analisi dei reperti, l'arma del delitto e una dinamica certa sugli eventi.

Ma spesso chi ne ha parlato in tv lo ha fatto come se già avesse la verità in tasca tanto da storcere il naso quando un familiare si azzardava a riconoscere che fino a quel momento del Misseri ad esempio non nutriva sospetti o che non lo riteneva capace di compiere una cosa del genere.

E' successo in primis con Sabrina, che anche se condannando il padre per quello che aveva fatto non si spiegava conoscendolo come fosse arrivato a tanto e poi in seconda battuta con chi la difendeva una volta arrestata.

Le accuse di omertà arrivavano ancor prima che i soggetti avessero finito di parlare.

Questo non aiuta a comprendere come un padre o una figlia o tutti e due abbiano potuto commettere un delitto così efferato e aumentano il proliferare di motivazioni che non rendono onore alla verità.

Il Misseri avrebbe compiuto il delitto perché uomo solo che lavorava nei campi dalla mattina alla sera estraniandosi dalla vita sociale, questo il parere di qualche esperto che invece di una motivazione sembra portare un'attacco alla categoria dei contadini.

Accusa di necrofilia mai supportata da uno straccio di documento insinuava qualche servizio.

Insomma più che di giornalismo abbiamo assistito al festival delle opinioni.

Ma psicologi così attenti che talvolta si sono succeduti in tv ci potrebbero spiegare la natura perversa di questo pellegrinaggio che spinge adulti con bambini a seguito sul luogo del delitto. Che razza d'istruzione potrebbe avere un bambino da una gita del genere.

Ci si è resi conto che lì è morta una ragazzina?

Ma quando gli interrogativi crescono come in questi giorni ad una morbosità iniziale si prova a sostituire un'archiviazione prematura dimenticando che il processo deve ancora iniziare ed è proprio adesso che si dovrebbe porre più attenzione per capire cosa è successo realmente alla povera Sara.

sabato 29 maggio 2010

Gli intercettati

Da lunedì sarà discusso in aula del Senato il ddl sulle intercettazioni che per l'assurdità di alcuni suoi punti e per lo sgomento che lascia mai ci saremmo augurati che arrivasse fino a questo punto.

Al di là del mare di parole è evidente che quando si decretano sanzioni pesanti per chi ha il dovere di informare e si limitano gli strumenti di chi ha il dovere di agire l'intento di difendere la privacy perde davvero ogni credibilità.

Sono tanti infatti i punti che lasciano perplessi dalla durata massima di 75 giorni per l'intercettazione, alla sua autorizzazione concessa non più dal gip ma da un tribunale di tre giudici ai quali il magistrato dovrà fornire gravi indizi di colpevolezza.

Vale a dire che lo scopo deve essere fornito prima dello strumento per raggiungerlo.

Vengono introdotte e inasprite le sanzioni che prevedono il carcere fino a due mesi o un'ammenda dai quattro ai ventimila euro per chiunque pubblichi anche per riassunto atti processuali prima della conclusione delle indagini preliminari che possono durare anche alcuni anni. Stessa regola vale anche per atti non coperti da segreto d'inchiesta ma non più divulgabili.

Sanzioni pesanti anche per gli editori che rischiano fino a 464.000 euro per lo stesso motivo.

Anche se questo ddl si propone come freno ad un eventuale pericolo di degenerazione dell'informazione e tutela della privacy continuando a leggere tra le righe si scopre che non solo prende a pretesto pericoli, poco fondati in alcuni casi e già ampiamente consolidati da anni in altri, ma non si limita nemmeno a rimanere in quell'ambito visto che riguarda anche chiunque "fraudolentemente effettui riprese o registrazioni di comunicazioni e conversazioni a lui dirette " che "è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni"

Questo punto lascia davvero una grossa interpretazione perché punisce a priori il solo atto senza considerarne le motivazioni e il contesto.

Il termine fraudolento ne attribuisce sempre e comunque una valenza negativa anche quando ad esempio potrebbe capitare di registrare di nascosto qualcuno che ci minaccia.

Il caso D'Addario per la debolezza delle accuse fatte, dopo un' iniziale fase di indignazione, è diventato per molti un'atto eccessivo che ha fornito il pretesto per introdurre questa nuova aberrante norma.

Ma quando si pensa di aver toccato il fondo si scopre che c'è sempre chi continua a scavare.

Questo ddl sulle intercettazioni infatti definisce anche una sorta di immunità quando viene specificato che se si intercetta anche indirettamente un onorevole sarà comunque obbligatoria l'autorizzazione della Giunta di Camera o Senato.

Inutile citare fonti anche perchè le cose sono in continuo aggiornamento e nelle ultime settimane sono state fatte alcune modifiche che cambiano di poco il senso di tutta la legge.

I gravi indizi di colpevolezza sono infatti diventati gravi indizi di reato e vengono ammesse le riprese e le registrazioni "fraudolente" se effettuate ai fini di cronaca dai giornalisti professionisti iscritti nell'albo professionale.

Magra consolazione se si pensa che un cittadino qualunque non potrà registrare ad esempio le conversazioni del suo estorsore.

Inoltre cosa ben più grave è una delle modifiche degli ultimi giorni che prevede l'esclusione dall'obbligo di arresto in fragranza per i reati di pedofilia nei casi di minore gravità.

Ma si potrebbero fare mille esempi di come questa legge definisca una forte discrezionalità delle intercettazioni e quindi delle indagini.

Basti pensare che non si potrà fare uso delle intercettazioni per reati di pena inferiore a cinque anni.

Proprio nel momento in cui il mondo dell'informazione e della comunicazione è in gran fermento, quando sempre più spesso c'è chi prova a smarcarsi da retoriche e linee edittatoriali arrivano manovre che chiudono a priori il minimo spunto di discussione.

Controllare cosa intercettare e cosa pubblicare vuol dire controllo sulla giustizia e sull'informazione ma spesso ci si sente dire che tutto sommato questa legge non cambierà nulla.

Ma allora perché e per chi è stata fatta?



martedì 27 aprile 2010

Nuovo sito

Nasce un nuovo sito sulle scie chimiche mentre gran parte dei media glissa e tace sull'argomento.

Ennesima dimostrazione che spesso quello su cui la gente vorrebbe discutere non corrisponde a quello che viene trattato seriamente dall'informazione in generale.



Questo post è un invito, per chi ancora non l'avesse fatto, a guardare il cielo, spalancare gli occhi e ad informarsi sull'argomento.

venerdì 16 aprile 2010

Emergency

Il 10 aprile sono stati prelevati dai servizi segreti afgani tre operatori di Emergency, un medico, un infermiere e un tecnico della logistica insieme a sei afgani che lavoravano nell'ospedale di Emergency a Lashkar Gah nel sud dell'Afganistan.

Ad oggi, tutto il personale internazionale ha lasciato la struttura ospedaliera per motivi di sicurezza e non sono stati ancora rilasciati i tre italiani arrestati sabato e accusati di partecipare ad un complotto per uccidere il governatore di Helmand, Gulab Mangal.

Ancora una volta si cerca di boicottare, costruendogli forzatamente addosso la figura del terrorismo, chi ne è stato sempre completamente estraneo.

Gli ospedali di Emergency sono uno scomodo testimone che raccontano l'assurdità e la crudeltà della guerra e del terrorismo ed è per questo che anche questo blog aderisce all'appello che trovate a questi link.

http://www.emergency.it/

http://www.petizionionline.it/petizione/per-la-liberazione-dei-medici-di-emergency-in-afghanistan/1046

Emergency è li a difesa di un diritto e di un principio che rischia di essere cancellato se si da ascolto a chi promuove la guerra come soluzione unica.

E' triste pensare che al mondo possano esistere persone che non riescano ad immaginare la pace senza passare necessariamente all'uso delle armi e manderei questa gente in prima linea al posto dei nostri militari all'estero visto che la storia ci insegna che chi dichiara guerra spesso non la fa.

Nessuno al mondo può avere le referenze per affermare che l'unica pace possibile è quella armata.


venerdì 9 aprile 2010

Un pessimo paragone

L'ultima parola a volte è quella fuori luogo e nell'omonimo programma andato in onda il 2/4/2010 Rai 2 vengono sacrificati principi e valori in nome di una pseudobbiettività altamente influenzata dall'ideologia leghista.

Non può essere altrimenti quando la premessa di tutto il programma è un'Italia dai colori nazionali stravolti e riutilizzati per mettere in risalto un nord verde che sovrasta il centro e il sud.

Quando si incontra il favore della gente il rischio di scivolare in una visione deviata dall'egocentrismo diventa molto alto.

Quello che a me però interessa mettere in risalto è la continua contrapposizione che viene mantenuta tra nord e sud e non solo certo in quest'occasione perché anche se un partito non compare ufficialmente in tv fa ugualmente propaganda quando un presentatore, abusando del suo ruolo, orienta gli argomenti secondo un solo punto di vista politico.

Viene purtroppo ormai rilanciata da anni l'idea di un sud sfaticato e complice della mafia che mortifica puntualmente chi lavora e la combatte o l'ha combattuta in passato dando l'impressione che il riscatto dovesse arrivare solo ed esclusivamente dalla gente sul territorio senza l'aiuto dello Stato come se quella stessa gente fosse l'unica responsabile della condizione in cui è.

Collusione, compromessi e ricatti scompaiono di colpo.

Questa visione semplicistica non serve a nessuno se non a promuovere l'idea di un nord ineccepibile e produttivo che copre e scoraggia allo stesso tempo l'approfondimento di eventuali problematiche sociali e illegalità che sicuramente ci sono anche in quelle regioni.

Se colpiscono gli episodi di malasanità al sud dovuti alle truffe, alla corruzione ed all'incompetenza altrettanto gravi sono quelli accaduti al nord come ad esempio nella "clinica degli orrori " Santa Rita dovuti ad un'atteggiamento decisamente criminale.

All'epoca della sua pubblicazione il libro Gomorra di Roberto Saviano ebbe un grande successo perché in quel contesto per la prima volta qualcuno aveva avuto il coraggio di rompere quella ipocrisia mista a paura e omertà esponendo esplicitamente una realtà innegabile ma della quale fino a quel momento si era poco discusso.

Estendere quella realtà anche a chi si sforza tutti i giorni di non farne parte è sleale.

Nel bel mezzo della puntata viene data la parola ai lavoratori della Fiat di Termini Merese ma l'invito mostra tutti gli aspetti di un'agguato visto che arriva dopo una carrellata di piccoli imprenditori del nord che soffrono disperatamente la crisi.





Un pessimo paragone.

Questo accostamento fa sembrare la protesta di Termini Merese eccessiva e superflua e di riflesso rende più accettabile il rischio di fallimento dei piccoli imprenditori prendendo sostanzialmente in giro sia gli uni che gli altri cosa che un pezzo satirico non potrebbe mai fare.

Dico questo perché per anni entrambi hanno pagato le tasse e il risultato è il rischio di essere abbandonati a se stessi a differenza di chi le ha sempre evase.

Non fa parte forse la lega di quella maggioranza di governo che ha approvato lo scudo fiscale che sana capitali anonimi tassandoli al solo 5%.

Una vera e propria apologia del riciclaggio, un istigazione all'evasione fiscale, ma non mi risulta che qualcuno della lega si sia mai indignato per questo.

Inoltre come si può paragonare artigiani e piccoli imprenditori ad una multinazionale come la Fiat che dopo aver beneficiato come tutte le aziende automobilistiche del contributo per la rottamazione chiude fabbriche giustificandosi con incomprensibili strategie di mercato.


Cos'è questo direte voi?

In merito è stata fatta un'interrogazione parlamentare dalla risposta poco esaustiva e non convincente nello giustificare gli intenti e le modalità.

Una portaerei varata in piena crisi impegnata per giorni a scattare foto mentre vengono montati metaldetector negli aeroporti è quantomeno inconsueto.

Inoltre essere certi che in quei giorni non vi sarebbero stati attentati è come essere certi dei giorni in cui ci saranno.

Non si può considerare il costo della forza lavoro a livello locale rispetto ad una grande azienda che ha mercato in tutto il mondo perché in quel caso e senza un minimo di etica si rischia davvero di promuovere l'idea che la manodopera più conveniente possa essere intravista nei bambini che cuciono palloni.

Il ministro Zaia ha preso una posizione riguardo agli ogm che ci auguriamo non sia stata solo propaganda perché le ideologie e i partiti non contano quando viene messo in discussione lo stato di diritto.

Dall'Europa ogni tanto arrivano decisioni strampalate e quella che da il via libera alla coltivazione degli ogm è arrivata in piena campagna elettorale.

Il rischio è che il disappunto apolitico per questa decisione si sia convogliato in un solo partito politico che fa parte di una coalizione che vorrebbe al contrario promuovere gli ogm.

La recente vittoria di Zaia in Veneto inoltre alimenta la giusta polemica sul doppio incarico che potrebbe portare eventualmente alle dimissioni del neoeletto Presidente della Regione da Ministro e da tutti i propositi e le promesse annunciate con quella carica.

Anche se non è ben chiara l'origine si avverte una certa destrezza che penalizza chi è contro gli ogm e contro l'accentramento di potere costringedoli a scegliere o l'uno o l'altro.


mercoledì 17 marzo 2010

Il Report dell'osso

Una carezza e uno schiaffo questi i metodi per addestrare "l'animale" ma qualcuno ha fatto male i conti perché noi non lo siamo.

Evidentemente per alcuni basta prodigarsi a fare il report dell' osso per essere considerati fedeli.

E' dal giorno in cui ho scritto questo post che mi domando se certi eventi avrebbero potuto influire sui contenuti dei programmi che li hanno travolti.

Evidentemente si considerando l'esordio della trasmissione condotta dalla Gabbanelli andata in onda domenica su Rai Tre in completo regime di par condicio.

I primi servizi sono chiaramente un'inchiesta sull'impiego di soldi pubblici e sulla collusione tra governo e mafia che risponde al desiderio comune di sconfiggere un cancro che soffoca l'Italia.

Ma utilmente sembra basti parlare di questo per avere la fiducia indiscriminata anche su altri argomenti più importanti.

Ma di fatto non è così perché anche se nel servizio riguardante la crisi si fa cenno alla Fed e alla BCE con un'ottima premessa, si finisce con liquidare il problema attribuendolo a "prestiti che non sono stati restituiti" chiamando in causa le persone che hanno fatto carte false per avere una casa perché non avrebbero potuto fare altrimenti e riducendo la colpa delle banche centrali ad un eccessiva generosità nel prestare i soldi.

Ma davvero si vorrebbe far credere che la crisi nasce dalla gente che non è riuscita a pagare il mutuo, la stessa gente che in Grecia sta protestando perchè rischia di vedere aumentate le tasse sui beni primari e congelati stipendi pubblici e pensioni e della quale si sarebbe dovuto parlare per completezza visto l'attualità della notizia.

Come viene deciso il tasso di interesse e il prezzo del petrolio, chi e come stampa i soldi e della sua sovranità monetaria di questo si è palesemente taciuto.

Per quanto insomma il servizio critichi le banche c'è d'altra parte una velata assoluzione giustificata dal caso.

E adesso divertiamoci un po' anche noi come hanno fatto in tv con questo servizio.


C'è da essere chiari su una cosa nella vita tutti gli esseri viventi hanno un'istinto che gli permette di riconoscere il pericolo quando lo vede al di la della sua condizione cuturale.

E' in base a questa caratteristica che la gente spontaneamente si è ritrovata a studiare e denunciare le scie chimiche e non perché facciano parte di una congrega.

Normali cittadini e quindi anche potenziali telespettatori che negli anni hanno prodotto migliaia di documenti che sapete bene dove andare a trovare.

Persone come me che chiedono solo delle risposte che per quanto ne abbiano diritto non arrivano o meglio le rispettive domande vengono messe ancora una volta sul piano della fede senza dare alcuna spiegazione scientifica.

Anche a Canneto di Caronia il fatto che non sia stato l'eccessivo passaggio di corrente elettrica nei cavi la causa del fenomeno non dimostra scientificamente che gli incendi siano stati causati dolosamente da fiamme libere.

A Canneto di Caronia fra il 2004 e il 2005 ci furono più di 150 roghi dentro e fuori le abitazioni ed anche con la rete elettrica staccata che provoco lo stato di emergenza e di evacuazione di decine di persone per più di otto mesi.

Ora visto che nel servizio si dimostra solo l'unica ipotesi non valida ci dimostri il cicap anche perché non può essere valida l'ipotesi che la causa sia dovuta a microonde.

Siccome si da un valore scientifico alle associazioni di idee allora l'ho fatto anche io quando facendo una superficiale ricerca mi sono imbattuto in armi come ad esempio queste.

Ma a rigor di logica potrebbero spiegarci anche cos'è Haarp.

Anche io sono dalla parte della verità e voglio precisare che ho sempre pensato agli spettacoli di magia illustrati nel servizio come puro illusionismo ma forse gli unici a crederci veramente erano proprio quelli del Cicap che per superare la frustrazione una volta scoperto l'inganno hanno pensato bene di creare la loro campagna contro i mulini a vento perché anche un bambino oggi capirebbe che un fenomeno paranormale è tale fino a quando non ne abbiamo ben compreso la natura.

Siamo ben lontani dalle inchieste sulla Little Pharma e Big Pharma di una volta ma d'altronde quando si abbandonano pezzi per strada cosa si può pretendere.

Cara amica mia non siamo tutti culatoni tanto per abbassarci a questo vile gioco di doppi sensi che si utilizza vigliaccamente per colpire i singoli telespettatori.

Se forse domenica prossima non vedremo quello che la Gabbanelli si augura non sarà certo per colpa di questo blog e spero davvero che non sia invece espressione della logica o questo o niente.


domenica 14 marzo 2010

OGM, il brevetto di Dio

E' di questi giorni la notizia che la Commissione Europea ha deciso di dare il via libera alla coltivazione, per scopi industriali, della patata geneticamente modificata Amflora della compagnia chimica Basf e all'utilizzo di tre specie di mais ogm della Monsanto.

Il provvedimento, di eccezionale importanza, che sembra voler mettere fine ad un embargo precauzionale in vigore da dodici anni, rompe gli indugi un po' troppo superficialmente ed arriva come una doccia fredda in un clima di completa disinformazione e confusione alimentata anche da servizi come questo del tg5 andato in onda il 3 marzo alle 13.00

Nella seconda parte durante le interviste si da' per scontato che gli ogm finiranno prima o poi nei nostri piatti ma forse non è questa una questione di forma ma è proprio che la rassegnazione e la reverenza sono requisiti indispensabili per lavorare in certi ambienti.

Ma andando oltre possiamo notare che in tutto il servizio per quanto si siano sforzati di informarci hanno purtroppo dimenticato di nominare la parola brevetto e tanto meno di spiegarci in che modo si riallaccia agli ogm di certe società che sono il perfetto opposto dei cibi biologici.

La ricerca è assodato deve andare avanti indipendentemente e senza troppi impedimenti ma le modalità con le quali vengono impiegate le scoperte riguardano tutti noi nel caso in cui ci fosse solo il minimo sospetto che possano nuocere alla salute umana.

La patata generalmente ha un alto contenuto di amido composto per il 20% di amilosio e per l'80% di amilopectina. Quest'ultima viene utilizzata per la produzione di carta, adesivi e nell'industria tessile sfruttando la sua caratteristica di addensante.

Non sono ne chimico ne biologo ma ho appreso queste nozioni proprio dal sito della Basf dove dicono che nella patata Amflora il gene dell'amilosio viene disattivato perché gelificando rallenta i processi industriali richiedendo un lungo pretrattamento.

Il risultato è una patata il cui amido è formato al 100% da amilopectina.

Quello che non viene detto sul sito è che per raggiungere questo scopo è stato utilizzato un gene marcatore chiamato nptII che conferisce resistenza a due antibiotici aminoglicosidici, la kanamicina e la neomicina e che, come affermano Adiconsum Coldiretti e ricercatori, questa resistenza potrebbe essere trasferita alla flora batterica dell'intestino umano se ci nutrissimo di animali a cui è stato dato come mangime la patata Amflora ed è proprio questo il secondo utilizzo previsto nella richiesta fatta dalla Basf all'UE come si legge sempre nel loro sito.

E' proprio l'Efsa affermando che "la probabilità che il gene nptII si trasferisca dalla pianta ai batteri è molto bassa" ad ammettere indirettamente che il rischio c'è.

Quest' ogm inoltre viene venduto senza intermediari direttamente agli agricoltori con i quali stipulano un contratto in cui si attua un "sistema di conservazione d'identità" che segue il prodotto dalla coltivazione alla raccolta, un vero e proprio copyright.

In tutto questo, considerando il susseguirsi di proclami buonisti in questi giorni, non riesco davvero a trovare un elemento che sia utile per aiutare a combattere la fame nel mondo a meno che i popoli sfruttati e affamati non inizino a nutrirsi di carta dopo aver aspettato il tempo necessario affinché scada il brevetto.

Ancora una volta si sfrutta la sensibilità della gente per giustificare l'introduzione di un prodotto che non solo arricchirà esclusivamente chi lo produce ma introdurrà come un cavallo di troia l'idea che l'ignoto dal quale proveniamo possa diventare proprietà di qualcuno solo perché ha avuto l'idea di modificarne un pezzo.

Non si può non nutrire qualche timore visto i precedenti di altre società come la Monsanto e del suo seme terminator e la sempre maggiore diffusione di intolleranze alimentari di cui alcune gravi come la celiachia che alimentano il presentimento che qualche modifica genetica abbia già fatto i suoi danni.

Ancora nulla è definitivo visto che la stessa Commissione Europea ha anche annunciato l'intenzione di presentare entro l'estate una proposta per far decidere liberamente ai singoli Stati membri se coltivare o meno OGM sul proprio territorio.

A tal proposito importante è la posizione del ministro delle politiche agricole Luca Zaia che ha espresso l'intenzione di avviare la procedura per richiedere alla Commissione europea la clausula di salvaguardia con cui bloccare la commercializzazione e la coltivazione della patata ogm nei nostri territori.

giovedì 4 marzo 2010

Par condicio?

E' leggitimo alimentare la polemica quando si assiste impotenti al completo ribaltamento del concetto di par condicio che negli anni è stato gradualmente e volutamente frainteso fino a generare in questo periodo elettorale la soppressione di alcuni programmi televisivi.

Ma parità di trattamento non è certo associabile a nessun trattamento.

A riguardo ho trovato questo ottimo scritto dal sito www.difesadellinformazione.com


LA PAR CONDICIO

Obiettività e completezza sono i criteri cui deve ispirarsi l’informazione. Essi sono menzionati in ogni legge che si è incaricata di disciplinare in maniera organica il sistema radiotelevisivo. A partire dalla L. 14 aprile 1975 n. 103, passando attraverso la L. 6 agosto 1990 n. 223 (“Legge Mammì”) e la L. 3 maggio 2004 n. 112 (“Legge Gasparri”), fino ad arrivare al D.Lgs. 31 luglio 2005 n. 177 (“Testo Unico della radiotelevisione”), tali criteri caratterizzano il sistema radiotelevisivo quale “servizio di preminente interesse generale”. E, logicamente, la piena osservanza di questi criteri garantisce il rispetto del requisito della verità, il caposaldo del diritto di cronaca.

Ma negli anni ’90 ha fatto la sua comparsa un concetto destinato a complicare non di poco la questione: il concetto di par condicio. Come è noto, riguarda l’accesso di tutti i soggetti politici al mezzo radiotelevisivo in condizioni di parità, in modo da garantire a ciascuna forza rappresentata in Parlamento la medesima possibilità di comunicare con il pubblico. Una questione postasi con urgenza a seguito della materializzazione di un macroscopico conflitto di interessi: quello di Silvio Berlusconi. Da un lato, fondatore e capo di una forza politica cospicuamente rappresentata in Parlamento. Dall’altro, proprietario di tre reti televisive nazionali che quotidianamente trasmettono Tg, programmi di comunicazione politica e di approfondimento informativo senza sottostare ai poteri della Commissione Parlamentare di Vigilanza, istituita con la L. n. 103/1975, che controlla solo la concessionaria pubblica Rai.

Tecnicamente il concetto di par condicio non ha nulla a che vedere con il diritto di cronaca, perché è estraneo al concetto di informazione. Nata, in osservanza del pluralismo, per garantire a tutte le forze politiche eguali possibilità di comunicare con gli elettori, la par condicio riguarda il rapporto tra forze politiche ed elettori, ossia la comunicazione politica. Non invece quel rapporto, mediato dalla figura del giornalista, tra fatto e collettività che è alla base dell’informazione. “Informazione” e “comunicazione politica” sono due realtà opposte. La differenza è evidente sia nel soggetto generatore che nell’oggetto. Con l’informazione, che è generata dal giornalista, si porta a conoscenza della collettività un fatto. Con la comunicazione politica, che è generata dal soggetto politico, si cerca di convincere l’elettore della bontà del proprio modo di governare il paese, comunicandogli una valutazione, di parte, che come tale divergerà da quella del politico appartenente a diversa area. Ciò in quanto lo scopo della comunicazione politica non è di informare il telespettatore, ma di orientare la scelta dell’elettore.

Ed essendoci diversi modi di concepire la gestione di uno Stato democratico, ecco che il tentativo di convincere gli elettori a votare per una forza politica piuttosto che per un’altra logicamente può essere regolato da un principio di parità nell’accesso ai mezzi di comunicazione. Ne consegue l’utilità e l’opportunità della par condicio nella comunicazione politica, ma la sua ontologica inapplicabilità all’informazione. Esistendo il fatto necessariamente nella sua unicità, esiste una sola verità. Una verità di per sé garantita da un’informazione obiettiva, completa, imparziale. La par condicio applicata all’informazione finisce per fuorviare il pubblico, allontanandolo dalla verità.

La differenza tra informazione e comunicazione politica si scorge anche in vari passaggi della L. n. 28/2000, che impone la par condicio nei programmi di comunicazione politica a prescindere dal periodo in cui vengono trasmessi, e detta regole per l’informazione nel periodo elettorale. L’art. 1 impone “parità di condizioni nell’esposizione di opinioni e posizioni politiche, nelle tribune politiche, nei dibattiti, nelle tavole rotonde, nella presentazione in contraddittorio di programmi politici, nei confronti, nelle interviste e in ogni altra trasmissione nella quale assuma carattere rilevante l’esposizione di opinioni e valutazioni politiche”. Ma al tempo stesso specifica che la norma non si applicaalla diffusione di notizie nei programmi di informazione”.

Per i programmi di informazione l’art. 5 detta regole solo per il periodo di campagna elettorale. Durante questo periodo “è vietato fornire, anche in forma indiretta, indicazioni di voto o manifestare le proprie preferenze di voto”; registi e conduttori devono tenere “un comportamento corretto ed imparziale nella gestione del programma, così da non esercitare, anche in forma surrettizia, influenza sulle libere scelte degli elettori”.

E’ dunque la legge stessa a riferire la par condicio soltanto alla comunicazione politica, limitandosi invece ad impedire che nei programmi di informazione, durante la campagna elettorale, vengano date indicazioni di voto e a sottolineare l’esigenza di imparzialità dei loro conduttori.

Tuttavia, va detto che nella pratica normativa si è imposta una distorsione del concetto di informazione, che ha portato ad una sua assimilazione alla comunicazione politica, con la conseguenza di estendere all’informazione le regole della par condicio addirittura per il periodo non elettorale. Principali responsabili di ciò sono proprio i due organi incaricati di vigilare sulla correttezza dell’informazione e sul rispetto della par condicio. Per la Rai, la Commissione Parlamentare per l’Indirizzo Generale e la Vigilanza dei Servizi Radiotelevisivi; per le reti private, l’Autorità per la Garanzia nelle Comunicazioni (“Authority”).

Con Provvedimento 18 dicembre 2002 la Commissione di Vigilanza, oltre a dettare specifiche regole per la comunicazione politica, ha stabilito all’art. 11 (sotto la dicitura “Informazione”) che “ogni direttore responsabile di testata è tenuto ad assicurare che i programmi di informazione a contenuto politico parlamentare attuino un’equa rappresentazione di tutte le opinioni politiche assicurando la parità di condizioni nell’esposizione di opinioni politiche presenti nel Parlamento nazionale e nel Parlamento europeo”. Il senso è chiaro. Il conduttore di un programma di approfondimento informativo, laddove verte su fatti politicamente rilevanti, è sostanzialmente costretto ad invitare politici di ogni schieramento, delegando così il compito di informare la collettività sulla gestione della cosa pubblica a persone tutt’altro che imparziali.

Di gran lunga peggiore è il Provvedimento 11 marzo 2003 della stessa Commissione di Vigilanza, il cui art. 1 statuisce che “Tutte le trasmissioni di informazione – dai telegiornali ai programmi di approfondimento – devono rispettare rigorosamente, con la completezza dell’informazione, la pluralità dei punti di vista e la necessità del contraddittorio”. Ciò in nome di un “pluralismo […] che deve essere rispettato dalla azienda concessionaria nel suo insieme e in ogni suo atto, nonché dalle sue articolazioni interne (divisioni, reti e testate), e deve avere evidente riscontro nei singoli programmi”.

La tendenza è proseguita a livello di legge ordinaria. Dapprima con l’art. 6, comma 1° lett. c), L. n. 112/2004 (“legge Gasparri”), poi con l’art. 7, comma 2° lett. c), D.Lgs. n. 177/2005 (“Testo Unico della radiotelevisione”). Entrambe le disposizioni recitano testualmente: “La disciplina dell’informazione radiotelevisiva, comunque, garantisce […] l’accesso di tutti i soggetti politici alle trasmissioni di informazione e di propaganda elettorale e politica in condizioni di parità di trattamento e di imparzialità”.

Dal canto suo, l’Authority ha fatto proprie queste regole nel 2006, anche con riferimento al periodo non elettorale, estendendole alle emittenti nazionali private. La Delibera n. 22/06, dopo aver premesso che “l’attività di informazione televisiva […] deve garantire […] l’accesso di tutti i soggetti politici alle trasmissione di informazione e di propaganda elettorale e politica in condizioni di parità di trattamento e imparzialità” (quindi riportando fedelmente quanto già stabilito dalla “legge Gasparri” e dal Testo Unico), all’art. 1, comma 2°, impone “l’equilibrio delle presenze” nei programmi di informazione e di approfondimento.

Dunque, mentre la L. n. 28/2000 pone sì vincoli ai programmi di informazione, ma soltanto in campagna elettorale e comunque mai consistenti in una applicazione della par condicio, sotto la vigenza di tale legge la Commissione di Vigilanza e l’Authority, operando una evidente forzatura del dato normativo, hanno esteso le regole della par condicio all’informazione addirittura in periodo non elettorale. Obiettività, completezza, imparzialità non bastano più nei programmi di informazione. Occorre sempre per dirla con la Commissione di Vigilanza il “rigoroso rispetto” della “pluralità dei punti di vista e la necessità del contraddittorio” persino nei telegiornali, nonostante l’art. 1, comma 2°, L. n. 28/2000 vieti espressamente l’applicazione delle disposizioni sui programmi di comunicazione politica “alla diffusione di notizie nei programmi di informazione”.

Con la successione ora vista di leggi e provvedimenti, la distorsione del concetto di informazione raggiunge il culmine. Si arriva ad applicare ai programmi di informazione (che hanno il compito fare emergere la verità) gli schemi della comunicazione politica (dove ciascuno dei contendenti illustra al pubblico la “propria” verità), in nome di un pluralismo il cui significato viene qui completamente frainteso.

Se infatti il pluralismo politico, correttamente inteso, vuole che il sistema radiotelevisivo testimoni e illustri obiettivamente le diverse realtà politiche operanti nel paese, qui accade paradossalmente che l’attuazione del pluralismo, erroneamente inteso, va a scapito della verità. Questa non può emergere se l’informazione viene forzatamente basata non sul fatto obiettivo, ma sulle opposte interpretazioni che di esso forniscono parti portatrici di interessi contrapposti. E’ come pensare di fare emergere la verità in un processo basandosi esclusivamente sulle argomentazioni degli avvocati delle parti, anziché sulle prove.

Tra l’altro, la stessa L. n. 28/2000, tuttora in vigore, mostra chiaramente come la comunicazione politica vada concentrata soprattutto in campagna elettorale. Secondo l’art. 5, comma 4°, nel periodo che va dalla convocazione dei comizi elettorali alla chiusura delle operazioni di voto, “nelle trasmissioni informative riconducibili alla responsabilità di una specifica testata giornalistica […] la presenza di candidati, esponenti di partiti e movimenti politici, membri del Governo, delle giunte e consigli regionali e degli enti locali deve essere limitata esclusivamente all’esigenza di assicurare la completezza e l’imparzialità dell’informazione”, presenze tassativamente vietate “in tutte le altre trasmissioni”. Ciò significa che in campagna elettorale le apparizioni televisive dei politici vanno viste prevalentemente in un’ottica di comunicazione politica.

Da quest’ultima norma emerge che la legge privilegia la comunicazione politica rispetto all’informazione soltanto nel periodo di campagna elettorale. In periodo non elettorale, deve essere l’informazione a prevalere sulla comunicazione politica. La conclusione è logica. In periodo non elettorale, la collettività va informata compiutamente sui fatti, sui risultati della politica. Durante la campagna elettorale, invece, deve darsi a ciascuna forza politica la possibilità di “fare un proprio bilancio” di quanto accaduto e appreso dalla collettività attraverso l’informazione; e cercare di convincere l’elettorato a “tirare le somme” secondo le valutazioni di ciascuna forza politica.

Da tutto ciò consegue che i provvedimenti emanati dagli organi preposti al controllo del sistema radiotelevisivo, laddove assimilano l’informazione, sempre e comunque, alla comunicazione politica, vanno ritenuti illegittimi. E le norme di legge, contenute nella “Gasparri” e nel Testo Unico, nella misura in cui impongono, sempre e comunque, l’applicazione della par condicio all’informazione, tanto da assimilarla alla comunicazione politica, sono in forte odore di incostituzionalità per contrasto con l’art. 21 Cost. I primi andrebbero disattesi e contrastati dinanzi al Tar in caso di applicazione di sanzioni da parte degli organi di controllo; le seconde, in attesa e nella speranza di un intervento correttivo della Corte Costituzionale, andrebbero quantomeno interpretate in maniera tale da salvaguardare il più possibile la libertà di informazione, negando decisamente l’assimilazione dell’informazione alla comunicazione politica.

mercoledì 10 febbraio 2010

Dove sta' la verità

Come succede di tanto in tanto vengono diffuse immagini di Osama Bin Laden che in passato hanno sollevato non poche polemiche e perplessità. Allo spettro del terrorismo questa volta però sono stati aggiunti per crearne l'invecchiamento alcuni particolari senza rispettare le più elementari procedure previste per la creazione di un'identikit. E' recente infatti la foto del terrorista pubblicata sul sito dell'FBI nella quale vengono letteralmente clonati barba e capelli di un noto politico spagnolo Gaspar Llamazares che come affermano alcuni suoi collaboratori si è distinto in passato per interventi su alcuni voli fantasma della CIA riguardo al trasferimento di terroristi da sottoporre a tortura.

Dubitare di un ente governativo come l'FBI diventa lecito visto le responsabilità ancora oggi tutte da accertare negli attentati dell'undici settembre.


Articolo tratto da La Stampa



16/1/2010 (9:18)
Il Bin Laden invecchiato dall'Fbi
ha i capelli di un politico spagnolo


Il Bureau ammette: per ricostruirlousata
un'immagine trovata sul Web E Llamazares
minaccia azioni legali
Il confronto pubblicato dal sito del Mundo
MADRID
Una foto identikit di Osama Bin Laden pubblicata sul sito Fbi dei criminali più ricercati si è ispirata in parte al volto di un noto politico spagnolo, l’ex-leader della coalizione di sinistra Izquierda Unida Pascal Llamazares, scrive oggi il quotidiano El Mundo citando fonti dell’agenzia americana.

La foto, che mostra il volto del capo di Al Qaida come sarebbe oggi secondo gli analisti del Fbi, è stata ora ritirata dal sito «Rewards for justice» del Federal Bureau. Il portavoce Fbi Ken Hoffman interrogato dal quotidiano spagnolo ha confermato che un analista del Bureau, non soddisfatto dalle soluzioni tecniche fornite dai programmi interni, ha cercato su internet elementi di volti che potrebbero corrispondere a quello di Bin Laden, e ha usato i capelli e la fronte di Llamazares.

È stata, ha aggiunto Hoffman, una decisione «del tutto irregolare. È contrario alle procedure rubare elementi di una fotografia pubblicata integralmente» ha aggiunto. Llamazares ha fatto sapere che chiederà al governo spagnolo del premier socialista Josè Luis Zapatero di esigere chiarimenti da quello americano, e ha precisato che non intende recarsi negli Usa, dove la foto cosi ricostruita di Bin Laden potrebbe essere usata per controlli alle froniere. «La sicurezza di Bin Laden non teme nulla - ha commentato - la mia si» e ha annunciato azioni legali dicendosi «sbalordito».

«Prima di tutto chiedero spiegazioni all’Fbi, che non me he hanno ancora date e poi mi riserverò il diritto di intraprendere azioni legali», ha detto il politico spagnolo. «Negli ultimi giorni ho visto i servizi segreti coinvolti in alcune cose molto strane, commettere alcuni errori importanti, ma non avrei mai creduto che avrebbero potuto incidere in maniera così diretta su di me», ha aggiunto.

A segnalare al quotidiano El Mundo la curiosa somiglianza tra le due foto era stato un attento lettore. L’immagine ritoccata del terrorista più ricercato del mondo era apparsa per diverse ore sul sito del Dipartimento di Stato americano, nella sezione «Rewards for Justice», ma poi era stata ritirata. «Ci assumiamo tutta la responsabilità per quanto accaduto», ha detto Ken Hoffman, portavoce del FBI. «I nostri disegnatori -ha spiegato a El Mundo- hanno a disposizione un’ampia gamma di tratti generici per il volto (occhi, capigliatura, etc) e possono scegliere tra questi per creare simulazioni al computer. Per qualche ragione un tecnico, che non era particolarmente soddisfatto delle varie capigliature offerte dal programma, ha deciso di propria iniziativa di ricorrere alle immagini di Google». Usando l’opzione «ricerca avanzata» di Google Immagini, il tecnico ha associato le parole chiave «volto» e «varietà di nomi islamici».

lunedì 8 febbraio 2010

Scie chimiche conferenza a Viterbo

CONFERENZA PUBBLICA SABATO 13 FEBBRAIO 2010

ORE 16,00






Programma


Ore 16,00 Apertura a cura del Comitato Alta Tuscia Contro le Scie Chimiche

Proiezione video-spot “ I cieli della Tuscia”

Interverranno come relatori:

Ore 16,10 Rosario Marcianò Presidente del comitato nazionale contro le sie chimiche “ Tanker Enemy” Esplorazione del fenomeno scie chimiche e correlazione con le emissioni elettromagnetiche in ambito militare Scie chimiche, emissioni elf e patologie correlate E' prevista la proiezione di una serie di documenti video sul tema

Ore 19,00 Vittorio Ioro e Corrado Pala - Portavoce del Comitato di Roma “ Cieli liberiPresentazione del comitato

A seguire Dibattito pubblico



Presso la Sala Conferenze della Provincia di Viterbo Via Saffi, 49 Viterbo

INGRESSO LIBERO

info: comitatoaltatuscia@gmail.com


giovedì 4 febbraio 2010

Déjà vu

A volte penso che strana questa sensazione mi sembra di averla già vissuta ma poi riflettendoci bene realizzo che non si tratta di un misterioso déjà vu ma di fatti realmente accaduti che si ripetono con modalità diverse ma con lo stesso fine.

Considerando infatti l'emendamento D'Alia e ddl Carlucci non si può evitare il sospetto che il Decreto Legislativo n. 169 ribattezzato decreto Romani abbia lo stesso intento dei suoi predecessori.

Il documento in questione non presenta tanti punti ambigui ma uno solo fondamentale e determinante che racchiude nella definizione di "servizi di media audiovisivi" anche i siti internet che non fanno uso incidentale dei video come si evince nel comma 1, dell'articolo 4 alla lettera a.

Questo sottoporrebbe numerosi siti e provider a sanzioni e autorizzazioni spropositate e a discrezione delle autorità preposte al controllo.

Il decreto trasmesso alla Presidenza della Camera dei Deputati il 18 dicembre 2009 recepisce la direttiva 2007/65/CE del Parlamento europeo nella quale vengono definiti i servizi e fornitori di servizi di media audiovisivi.

Ancora una volta ci troviamo di fronte al tentativo di immobilizzare la comunicazione tra la gente, diritto inviolabile di cui qualcuno si fa beffa.

D'altronde che cos'è la crisi se non il tempo speso da chi ha il potere per mantenerlo ed imporre la propria visione del mondo.

Sotto trovate altri link sull'argomento tra cui anche il Ministro Gentiloni che se ne occupato nel suo blog.

domenica 31 gennaio 2010

Mediaset vs Youtube

Qui sotto trovate in formato pdf la sentenza del tribunale di Roma sulla causa R.T.I. contro Youtube consultabile anche dal sito del tgcom.


Se gli si dedica un po' di tempo e di attenzione nella lettura si capisce che affermare sommariamente con un malcelato entusiasmo all'interno di un tg che la causa è stata vinta da Mediaset è quantomeno riduttivo.

Il provvedimento cautelare viene chiesto da "Reti Televisive Italiane" che non è l'associazione sindacale di tutte le tv che trasmettono in Italia, ma una S.p.a controllata al 100% da Mediaset del gruppo Fininvest che denuncia un'illecita diffusione e sfruttamento economico di filmati a quanto pare relativi esclusivamente al programma " Il Grande Fratello" del quale detiene i diritti.

Quello che lascia sgomento e che tutte le motivazioni della sentenza sono state prodotte equiparando Youtube in tutto e per tutto ad una televisione dando per scontato una concorrenza sleale che non potrebbe esistere per due società che offrono servizi completamente diversi.

Non viene affatto riconosciuto infatti a Youtube il ruolo di fornitore di spazi web dove sono gli utenti a caricare e condividere video.

Prendendo tanto per fare un'esempio il libro come altro mezzo di comunicazione sarebbe come condannare chi produce la carta perché non ha controllato quello che ci veniva scritto sopra.

Ma allora se diversamente dovrebbero essere gli utenti di Youtube a dover pagare bisognerà pur capire cosa.

Nel verbale dell'udienza il tribunale rileva che l'illecito è evidente e espone RTI al rischio di perdere quote di mercato con un notevole sviamento di clientela dal momento che ciò che gli utenti trovano su Youtube a titolo gratuito non lo andranno a cercare a pagamento sulle utenze pay tv di RTI.

Ora, io ho cercato sul tubo i filmati del Grande Fratello e tra tutti quelli che ho visto nessuno era tratto dal servizio a pagamento Mediaset Premium.

Da questo si può dedurre che o sono stati già rimossi oppure non sono mai esistiti nella misura tale da chiedere un risarcimento. Tutti i video relativi al GF infatti sono tratti dalle puntate o spezzoni andati in onda sulle reti gratuite del gruppo Mediaset.

Allora se un telespettatore o un youtuber, che in questo caso coincidono, carica sul tubo senza riceverne alcun profitto un filmato di non più di dieci minuti che ha visto gratuitamente e pubblicamente in tv, l'illecito dov'è?

Forse questo caso ricadrebbe negli articoli 65 e 70 della Lda ed è per questo che probabilmente non vengono denunciati i singoli utenti tra cui ci sono paradossalmente anche i fans del Grande Fratello.

La sentenza se controversa per certi aspetti smentisce almeno quel commuovente lamento che insinua il complotto dei Giudici e della Magistratura tutta contro il Presidente del Consiglio visto che viene ordinato a Youtube e google video l'immediata rimozione dai propri server e la conseguente immediata disabilitazione all'accesso di tutti i contenuti riproducenti sequenze di immagini fisse o in movimento relative al programma "Grande Fratello"

La cosa curiosa è che a distanza di due mesi parecchi video del GF sono ancora lì mentre centinaia di altri filmati vengono rimossi continuamente per motivi incomprensibili che spesso non c'entrano nulla con il copyright.

Sarà forse questo il frutto delle trattative in corso che sospendono la penale richiesta per l'eventuale ritardo nell'esecuzione dell'ordinanza?