giovedì 23 dicembre 2010

Un'amore di governo

Sicurezza sul lavoro la pretende chi si vuole bene.
No non ci siamo sbagliati lo spot recita proprio così.




Ma allora che significa.
Per alcuni questa pubblicità è ripugnante perché vuota di qualsiasi contenuto non offre nessun tipo di sensibilizzazione e nasconde la triste realtà delle morti sul lavoro.
Ma è un po' ingenuo pensare che queste comunicazioni vengano commissionate solo per spendere un po' di soldi.
Lo spot è un vero è proprio macabro eufemismo che tradotto potrebbe diventare una frase del tipo "se non vi volete bene potete schiattare sul lavoro" o anche "se sei single o divorziato non puoi pretendere la sicurezza sul lavoro". Il messaggio è implicito e nemmeno tanto assurdo se consideriamo una logica infantile del tipo vogliatevi bene o altrimenti niente sicurezza sul lavoro.
Ma da quando la definizione di amore e di affetto è discrezione del governo e soprattutto da quando è legata alla sicurezza sul lavoro diritto di tutti che viene in questo spot subordinato alla sfera personale e sentimentale degli individui.
Se c'è un gioco psicologico qui è sottile e suggerisce di non rompere troppo le scatole se volete sicurezza.
Vogliatevi bene appunto.
Ma l'amore quando viene imposto diventa frustrazione.
Non penso verranno mai a dirci il vero significato di questo spot è molto più facile promuovere l'idea che il senso non esista affatto.
In qualsiasi modo la si veda questa comunicazione istituzionale è comunque un'offesa a tutti i lavoratori e raccogliere firme come in
questo blog è già un passo avanti.
Il mio appello e che si smetta di offendere la dignità della gente che lavora onestamente.
Poi ci si chiede cos'è che non va' nel nostro paese.
Ecco questa è una di quelle.
Prenderci in giro con i nostri soldi.

mercoledì 22 dicembre 2010

Il Natale rubato

Si possono contare gli anni ormai di protesta contro la riforma Gelmini ma alle ragioni degli studenti i media filogovernativi spesso hanno dato pochissimo spazio amplificando e strumentalizzando al contrario il più piccolo pretesto per recuperare il consenso dell'opinione pubblica.

Ragionare in questi termini fa molto comodo a chi vuole evitare che si prenda coscienza delle numerose manovre che di fatto minano l'identità nazionale e pongono un macigno sullo sviluppo culturale del nostro paese.

La legge Gelmini si inserisce in un contesto che ha già visto numerosi enti statali, patrimonio inestimabile di tutti, svalutati, fatti a pezzi e svenduti al peggior offerente.

Se la gente riuscisse a capire che è in ballo c'è molto di più che una legge ma una dispotica concezione della società allora si unirebbe alla protesta.

La libertà non è solo una condizione fisica ma è soprattutto una condizione mentale che ha origine nelle nostre teste e se non saremo liberi di pensare non lo saremo da nessun'altra parte.

Sembra di essere di fronte a un golpe silenzioso dove però non si prende possesso del paese ma lo si trasferisce pezzo per pezzo in altre mani che finiranno con l'avere lo stesso potere, sottraendo quei beni e servizi senza i quali l'insieme di diritti e doveri "Lo Stato" diventa solo una parola vuota.

Il fatto che il destino di un ragazzo potrà in futuro dipendere, molto più di quanto avvenga adesso, esclusivamente dal tipo di scuola che potrà permettersi economicamente mi fa orrore.

Questo è il meccanismo più meschino che si possa usare per congelare le classi sociali.

La Costituzione garantisce il diritto all'istruzione affidare questo diritto al mercato è perverso.

La cultura non è un prodotto da vendere ma un percorso da stimolare ed a furia di applicare le logiche del profitto e della proprietà a tutto potremo ritrovarci sulle schede elettorali il mulino giallo, la tinder o la vike.

Con la fretta di chi viene sorpreso con le mani nella marmellata hanno rubato la serenità a questo Natale ed allora Presidente Napolitano ne restituisca un po' non firmi.