sabato 13 agosto 2011

C'è posta per te


Questo comunicato di qualche giorno fa ha del surreale per chi non ha ancora realizzato i vincoli di potere che regolano le nostre vite.

La grave situazione economica che provoca quest'ansia latente ha l'unico merito di mostrarci finalmente chi per vie occulte ha obbligato in alcuni casi o spesso prova ad imporre le scelte di un paese intero.

Lo scarso sollievo che proviene dalla voce tremolante nel pronunciare "diritto al licenziamento" almeno dimostra che un briciolo di umanità non ha ancora abbandonato l'animo di alcuni politici.

Questa parola debito ha un peso e c'è l'ha sempre avuto tanto da essere rafforzato nei momenti in cui ci si accorge, scalata la china che la crisi e sistemica ed il collasso è un'eventualità premeditata.

Non da chi ma da cosa è questa la domanda.

Un'ideologia è più potente di un singolo uomo perché attraversa il tempo contagiando le generazioni di padre in figlio ma in questo caso si promuove la nascita di un'ideologia di morte e di controllo sulla vita.

Votazioni, dibattiti, scioperi e manifestazioni a cosa servono se basta una lettera anonima per minare l'ispirazione dei nostri padri fondatori.

Articolo 41 della Costituzione Italiana

"L'iniziativa economica privata è libera.

Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.

La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali"

Il diritto è un valore ed il complesso delle norme che regolano la vita dei membri di una comunità.

Il diritto al licenziamento senza giusta causa nello stato Italiano non è un diritto e come quello al lusso è una libertà subordinata ai diritti che già abbiamo.

Chi prova a cambiare il senso di queste e altre parole vuole cambiare l'identità di una nazione senza passare dal giudizio del popolo.

Conoscendo la scarsa attitudine della politica alla frequentazione produttiva del parlamento il fatto che venga varato un decreto d'urgenza nel pieno della stagione estiva mette in risalto l'influenza e l'origine delle direttive ricevute.

Direttive che fanno urlare legittimamente al commissariamento del governo che in parte l'ho è sempre stato.

Si perché quando si hanno interessi al di fuori della politica è inevitabile fare leggi in quel senso e non per lo sviluppo dell'intero paese. Ma questo ha un costo che gli artefici non pagano mai.

L'altro ieri la riunione del Consiglio dei Ministri, della quale solo Rainews sembra aver dato ampia informazione in diretta, ha approvato un decreto legge che, per contrastare la crisi, prevede la riduzione delle province, la privatizzazione di servizi pubblici locali e società municipalizzate, tagli per 6 miliardi ai pubblici ministeri, ridotti a 5 se adeguatamente finanziati dalla robin hood tax sull'energia, l'anticipo del processo di aumento di età pensionabile delle donne, un contributo di solidarietà del 5% sui redditi oltre i 90mila euro e del 10% sui redditi oltre 150mila euro nel solo triennio 2011-2013.

La riforma mette infine le mani, attraverso il processo di liberalizzazioni, nelle contrattazioni aziendali con la discutibile necessità di modificare l'articolo 41 che il Ministro Tremonti ha solo accennato senza scendere nei particolari.




Se c'è del buono in questa riforma è comunque troppo poco se l'eventuale contropartita è la spinta verso un mercato del lavoro selvaggio senza principi e vincoli sociali nel quale vincerebbe solo chi è più forte adesso.

Se vi sembra inverosimile che stia accadendo tutto questo pensate al fatto che l'unico interesse dei media e quindi forzatamente generalizzato era quello nel migliore dei casi di sapere se le festività laiche sarebbero state spostate al LUNEDI. Certo ancora una volta i seguaci del nulla vorrebbero consacrare il loro simulacro cadenzando il giorno della luna. Un'ipotesi aberrante.

Questa è l'unica interpretazione possibile visto che nella manovra finanziaria l'ipotesi non è affatto contemplata anche perché non servirebbe a nulla o sbaglio.

La voce che è girata non si capisce da che razza di ragionamento possa esser venuta fuori se non da quello citato sopra.

Le festività laiche sono state si accorpate ma alla domenica ed è purtroppo una scelta che andrà ad influire sul già precario riposo psicofisico con parte della ricaduta sul turismo e sul tempo da dedicare a noi stessi ed ai nostri interessi e rapporti sociali.

Ma se la crisi è frutto di speculazioni questi speculatori chi sono e che fine hanno fatto?

Se non si risolvono le cause gli effetti restano.

E come non vedere le cause in manager pagati fior di quattrini anche quando portano al fallimento un'impresa, in capitali capaci di acquistare intere regioni fermi nelle mani di singoli individui, in tassi di interesse che generano ricchezze fasulle e tassi agevolati per il denaro sporco.

Una cosa è certa al fallimento dell'economia non corrisponde un fallimento sociale di un paese dalle grandi risorse e potenzialità che deve queste sue capacità alla gente che lavora e che nei momenti difficili si è stretta la cinghia privandosi di quello che per la classe alta è una consuetudine.

La classe alta proprio quella meno colpita da questo decreto e quella meno consapevole che taglierà il ramo dove sono seduti se non si darà alla gente una prospettiva di futuro che vede una più equa distribuzione delle ricchezze a livello globale.

Il modo di procedere e diciamolo pure subordinato a quello suggerito dalla BCE può andare in due sole direzioni o verso il rafforzamento dello status quo o verso la restituzione della sovranità al popolo.

Questo diverrà evidente quando verrà chiarito come si intende modificare l'articolo 41 e se in qualche modo la Roobin Hood tax potrebbe bloccare lo sviluppo delle energie rinnovabili.

Visto il periodo in cui vengono presi certi provvedimenti almeno una cosa si può fare non perdere l'attenzione sui successivi sviluppi di questo che è ancora un decreto ma che in tempi brevi vista la gravità potrebbe essere tramutato in legge e se c'è una cosa che ancora conta e può fare la differenza è l'opinione pubblica.

Nell'era di internet non sapere diventa una colpa.