martedì 1 novembre 2016

Asocial network

Affidare ad uno strumento la capacità di stare insieme delle persone che lo sta usando mi sembra azzardato.
Oggi abbiamo la convinzione che basti essere collegati per essere anche sociali ed è per questo che il titolo del mio post sembrerà ad alcuni sbagliato o incomprensibile.
Si da cioè per assodato che i network siano per loro stessa natura sociali solo perchè accompagnati continuamente da questo aggettivo.
Ma il network è la rete che mette in comunicazione le persone ed è giusto considerarle tutte sociali solo per questo ?
La rete si frammenta si duplica e si capovolge su se stessa diventa deep web o una banale rete condominiale, la rete dell'ufficio o gruppi di gruppi di gruppi di whatsApp.
Forse questo accade per ricordarci che la società è l'insieme ma non il contenuto.
Far parte di una società non vuol dire necessariamente essere sociali nel suo più stretto senso di giustizia e perequazione.
I fatti lo dimostrano.
Dimostrano che questo fenomeno nuovo, che ho provato a meglio identificare chiamandolo flashmobbig in questo post, è un pericolo reale, una tendenza di comportamento che non è, secondo me, da ricondursi allo svilupparsi dei nuovi mezzi di comunicazione.
Quest'ultimi magari l'amplificano, lo rivelano, lo rispecchiano ma non ne sono l'origine.
Considerando i recenti e tristi fatti accaduti a Tiziana Cantone ma non andando più lontano, leggendo i recenti commenti relativi ai video che riguardano Diletta Leotta, si avverte un'eccessiva e morbosa attenzione verso determinati tipi di contenuti e le persone che ne sono protagonisti.
Sono due casi diversi ma pur comuni nel modo in cui vi si accaniscono alcuni nascondendosi dietro al velo della morale.
Infatti penso che quest'ultima purtroppo non sia il motivo che muove queste persone ma solo una giustificazione da dare al proprio status quo, al proprio ruolo sociale.
Dico "purtroppo" perchè dietro, in questo caso, ci sarebbe qualcosa di peggio del moralismo e cioè l'egocentrismo e l'euforia che danno il sentirsi parte di un branco e come tutti i branchi essere nell'assoluta certezza di avere in ogni caso ragione rispetto a chi ne è al di fuori.
Non c'e confronto, non c'è dialogo, sono loro che hanno ragione e tu hai torto e non devi far altro che accettarlo e comportati come loro.
Ma purtroppo per loro noi non viviamo nella giungla e non è quella la nostra legge.
Anzi siamo tutt'altro, siamo un paese che in passato ha saputo ricevere in parlamento anche una parte frizzante rappresentata dall'Onorevole Ilona Staller.
Ed oggi invece da dove viene questa finta indignazione per un filmato come se ne vedono tanti in internet, qual'era il vero problema di Tiziana il nome ?
In altro post avevo scritto che molta gente negli ultimi anni si stava riversando in internet ed è possibile che buona parte di questa non tolleri questo nuovo tipo di comunicazione abituati da sempre alla visione unidirezionale del telespettatore classico.
Chi non si è mai informato in internet ha una certa predeterminata visione della società e della realtà e difficilmente la metterà in discussione.
Il problema è che queste persone perdute nella loro angoscia utilizzano i nuovi media come strumento perverso e occulto di calunnia diffamazione e di manipolazione tanto che arrivi di voi una certa cattiva reputazione ad un individuo senza che gli abbiate stretto ancora la mano per la prima volta.
Esiste in definitiva tutta un'intera schiera di stupidi, non so come altro chiamarli, che arrecano danno a se stessi e agli altri.

sabato 26 marzo 2016

Falsi video dell'attentato a Bruxelles

Pubblicazione doverosa, almeno per rispetto al titolo del mio blog, di questo filmato che ho trovato su you tube e che racchiude l'analisi che fortunatamente molti hanno fatto in rete dei filmati attribuiti dai media televisivi ai recenti attentati di Bruxelles e che invece si sono dimostrati relativi a tutt'altro contesto.




Questo il link al video.

domenica 7 febbraio 2016

I nuovi mostri

Proviamo a mantenere un sano atteggiamento critico rispetto alla realtà che percepiamo, gran parte costruita dai servizi e notizie diffuse dall’attuale sistema mediatico.
Quello che propongo in questo post è una sorta di gossip al contrario, un pettegolezzo costruttivo necessario per evitare l’accettazione di fatti e comportamenti solo per  continuare a godere dell’affettività verso certi programmi.
Vado a ripercorrere, lasciandoli a disposizione quindi nel mio blog, alcuni episodi della tv che troppo in fretta sono stati incalzati, soppiantati e sopraffatti dalle altre notizie tanto da lasciare un ricordo molto labile nella nostra memoria.
Era nell’aprile  dell’anno scorso quando in una puntata di “Striscia la notizia” veniva dato l’annuncio della sospensione dal programma dei due inviati pugliesi Fabio Di Nunzio e Domenico De Pasquale in arte Fabio e Mingo.
Ben presto si capisce che la decisione era stata presa in base alla scoperta di due servizi falsi da loro realizzati in cui i soggetti autori di truffe, un avvocato e una maga sud americana, sarebbero stati in realtà attori ingaggiati per recitare un copione.
Lo sgomento che suscita questa notizia è superato solo dallo stupore per l’incomprensibile estraneità ai fatti che mostra la redazione di “Striscia la notizia”
A sostenere questa sensazione non tarda ad arrivare la risposta dei due inviati nella quale dichiarano che i servizi in questione gli erano stati commissionati proprio dai produttori del programma.
Ben presto la situazione finisce in un uno scarica barile in cui lascia sgomento il fatto che in entrambe le versioni sostenute non vi sia colpa o responsabilità alcuna in ogni caso.
Anzi da un lato ci sarebbe l’ipotetica notorietà da attori di Fabio e Mingo mai dichiarata nei loro servizi e dall’altra la completa estraneità ai fatti della redazione di “Striscia la notizia” .Questa confusione sembra alimentata apposta per farci dimenticare che la vera parte lesa sono i telespettatori.
Se non fosse che il mio è solo un piccolo blog lo prenderei come un’attacco alla credibilità di quanto scrivo considerando quello che avevo espresso in questo post.
Ironicamente mi sentirei di dire che ci voleva la mia sottoscrizione a molti servizi di striscia perché uscisse fuori che c’è ne sono alcuni falsi. In tal senso allora il mio post è stato efficace.
E’ chiaro che, chi mi conosce, sa che mi riferivo al senso di quei servizi, anche perché non ho modo e tempo di verificarli tutti.
Ad ogni modo i due imputati sembrano proprio non riconoscersi come tali, senza troppo scusarsi e dimostrare il minimo rimorso per l’accusa di simulazione di reato, concentrandosi invece sulla contestazione della legittimità del licenziamento da parte di Rti.
Dopo questi fatti mi domando che razza di ipocrisia e che tipo di compromesso tiene ancora in considerazione del pubblico i soggetti coinvolti in questa storia. Che razza di rapporto di fiducia può esserci verso questi tipi di programma. Persone che cambiano ruolo e professione secondo la loro convenienza e regie distratte che non se ne accorgono. Tutto questo è un’offesa alla nostra intelligenza. Visto le dichiarazioni e la poca trasparenza in merito a questa vicenda e visto la tolleranza che la gente dimostra verso questi episodi non mi stupirei se un giorno Mingo e Fabio tornassero a lavorare nel famoso tg Satirico di Rti facendo le stesse cose che facevano prima.
Per adesso sembrerebbe che siano rimasti comunque nell’ambiente gestendo una rubrica su Telenorba.
Nonostante i comportamenti scorretti  le persone che ne sono artefici sembrano non subirne mai una unanime condanna popolare. Non se ne parla in alcuni casi, si fa finta di niente in altri, si trovano deboli giustificazioni e scuse in altri ancora.
A tal proposito volevo quindi ricordare un’altro episodio eticamente e umanamente scorretto adottato dalla conduttrice Barbara D’Urso almeno secondo le notizie pubblicate in base alle intercettazioni.
E’ dell’ottobre 2015 la notizia che alcuni familiari di Veronica Panarello, la mamma accusata di aver ucciso il figlio Loris Stival, avrebbero percepito dei compensi anche in denaro per rilasciare interviste. Le trasmissioni interessate sarebbero principalmente quelle della mediaset e in particolare “Domenica live” la cui conduttrice Barbara D’Urso avrebbe pattuito compensi con Carmela Anguzza e Antonella Panarello rispettivamente la mamma e sorella di Veronica.
Questo comportamento è più grave di uno sciacallaggio mediatico visto che la D’Urso non solo paga per delle interviste ma suggerisce, per non dire impone, anche cosa dire. Cioè suggerisce a Carmela Anguzza di dire che ha visto la figlia e che questa guardandola negli occhi le ha detto che è innocente. Continua poi la D’Urso sostenendo che devono rimanere sul pezzo altrimenti l’opinione pubblica si convince che Veronica è colpevole.
Questo quanto appreso dal giornale “il Fatto Quotidiano”
Non si tratta solo di sciacallaggio perché altrimenti alla D’Urso sarebbe bastato che le interessate fossero venute in trasmissione e anzi una mamma che avesse accusato  la figlia sarebbe stato come l’uomo che morde il cane, avrebbe fatto più notizia. Qui invece si paga per sostenere esattamente l’opposto. Perché? Che interesse ci può essere dietro. In molti se ne sono accorti, era fin troppo evidente che la mamma e la sorella di Veronica avessero improvvisamente e completamente cambiato opinione su di lei.
Se Veronica Panarello è colpevole o innocente non lo decide certo una trasmissione televisiva o no?
Questa è la domanda a cui noi tutti dovremmo rispondere.
Quanto sproporzionato è l’ego di una persona che riduce la giustizia ad una semplice questione di persuasione.

giovedì 14 gennaio 2016

Mo basta

I più sprovveduti intenderanno il titolo di questo post come il mio intento a non scrivere più e sicuramente non a voi è rivolta la mia parafrasi del celebre film scusate il ritardo.
Si perché quando si verificano certi episodi sembra di fare un tuffo nel passato ed è forte il rischio di rimanerci.
Sono stato un po’ lontano dal blog in questo ultimo periodo potrei dire per forza di cose ma la verità è che in certi momenti aggiungere altro sarebbe superfluo.
Quale grande occasione  per riprendere a scrivere un po’ è quella offerta dal tg la7 nel raccontare i fatti di Colonia in Germania la notte di San Silvestro. Certo è che se il nuovo anno comincia così e meglio che passi subito.
Nella presentazione del telegiornale serale dell’11 gennaio si anticipa la trasmissione di video che documentano quello che è accaduto.


Di seguito quindi trovate il servizio che è andato in onda.


Ebbene il video è solo uno ed è pure estraneo ai fatti, nel senso che non è relativo al luogo e data dichiarati da Mentana.
Vista l’entità della notizia e i giorni di attesa mi sembra davvero poco.
Seguo spesso il tg la7 e proprio perché lo reputo il meno peggio ho provato ad immaginare l’imbarazzo, la sera successiva, nelle scuse del direttore.


In una cosa ha ragione Mentana che nell’errore sono in buona compagnia visto che nello stesso filmato andato in onda su Rete4 è stata aggiunta una traccia audio spacciandola per originale.
Il video in questione è quindi relativo ad un’aggressione subita dalla giornalista Julia Leeb, registrato nel Cairo, in Egitto e caricato su you tube nel gennaio 2012 come è evidente a questo link.
Anche se la delusione per essere stati ingannati potrebbe fare ben presto posto alla consolazione di un’alternativa seppur impropria forma di denuncia, visto che sempre di violenza sulle donne si tratta, rimane l’amarezza di una strumentalizzazione che fa tabula rasa del nostro diritto ad informarsi.
Il primo requisito in chi racconta i fatti, le notizie, dovrebbe essere l’obbiettività e anche se non si nota tanto da un singolo errore in linea generale sembra che stia venendo meno.
La vera  domanda è in base a cosa questo documento è stato ritenuto autentico ? Sulla fiducia ? Verso chi ? Verso cosa ? La solita figura retorica ?
Domande legittime visto che Julia Leeb non viene assolutamente nominata mentre invece la figura retorica della bionda che viene aggredita quella si che e stata ampliamente pubblicizzata.
Risultato, dopo tutti questi giorni ancora non sappiamo di preciso cosa è successo a Colonia.
Credo, spero e penso che questo piccolo post sia solo l’anteprima di quello che scriverò in futuro e se a tratti si nota la mia determinazione mi auguro davvero che non venga scambiata per arroganza.
Il mio vizio di scrivere è solo un bisogno che mi fa stare bene.
Sono tanti gli eventi dell’anno passato che vanno ancora approfonditi per capire quelli futuri.
Mo basta.